Se la NBA si ferma una lezione per tutti

La Nba si ferma. Chiuso per dire no al razzismo. Forse per tutto il campionato. La lega professionista del basket americano ha deciso di rinviare le tre partite di playoff previste ieri dopo che i Milwaukee Bucks, squadra del Wisconsin, hanno boicottato la sfida contro Orlando Magic: la decisione dei Bucks è motivata dalla protesta contro il ferimento di Jacob Blake, il ventinovenne colpito alla schiena dalla polizia a Kenosha.

La scelta dei Bucks ha trovato anche l’appoggio di Alex Lasry, vicepresidente e figlio del coproprietario dei Bucks: «Alcuni valori sono più grandi del basket - ha twittato Lasry - La posizione assunta dai giocatori e dall’organizzazione dimostra che siamo stufi. Quando è troppo è troppo. Il cambiamento deve avvenire. Sono incredibilmente orgoglioso dei nostri ragazzi e siamo al 100% con i nostri giocatori pronti ad assisterli e a portare avanti un vero cambiamento».
Per ora le partite in programma sono sospese. Ma il campionato potrebbe venire cancellato. 
Le notizie che arrivano da Orlando, dove la Nba aveva ripreso le partite in una “bolla” che finora aveva difeso i giocatori dall’emergenza Covid-19, hanno un’importanza storica. 
Sono i giorni nei quali lo sport fa un balzo “contro” la politica e “dentro” la politica. I giorni nei quali lo sport diventa veicolo di messaggi contro il razzismo, contro Donald Trump, contro la polizia violenta. Lo sport è (anche) politica, alla faccia di chi sostiene che gli sportivi non si possono permettere di fare politica e devono vivere nella loro “bolla”, lasciando ad altri le cose serie.
 
Una lezione per tutti. Ci sono leader mondiali - come Lebron James e Chris Paul - che sanno giocare benissimo a pallacanestro ma che non si girano dall’altra parte di fronte alle ingiustizie sociali. Una lezione per tutti, anche per chi - come il calcio italiano - fa finta di non ascoltare gli insulti razzisti sugli stadi e non si ferma davanti a nulla. Se la Nba rinvia alcune partite e arriva ad ipotizzare che un intero campionato non merita di essere giocato perché in America c’è un problema di razzismo e di una politica che cavalca l’odio, allora lo sport diventa tutti noi, più di quanto è stato finora.
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