Trento e Bolzano, l'unione fa la forza
Se il Trentino - anche in tempi di pandemia e di rapporti tesi con Roma - non viaggia insieme all'Alto Adige, si spegne. Se l'Alto Adige pensa d'essere autosufficiente, si isola e diventa - non solo agli occhi delle istituzioni romane - antipatico
È da un po' di tempo che cerchiamo di "regionare". Di ragionare insomma in termini regionali. Convinti che vi sia la necessità di tenere aperto un osservatorio permanente rispetto al ruolo della regione, vista come territorio ampio e capace di muoversi compatto ancor più e ancor prima che come ente svuotato (stavo scrivendo depredato) dalle due Province, di riforma in riforma.
Non si tratta di un'operazione nostalgia, né del tentativo - sempre in voga - di dire che si stava meglio quando si stava peggio. E non è nemmeno un modo per ripristinare equilibri che sono stati travolti - in gran parte comprensibilmente - dalla politica e dalla storia. Si tratta invece, come è emerso con evidenza dal forum che abbiamo organizzato al giornale con i due sindaci di Trento e di Bolzano, di aprire una stagione che definirei come il periodo della concorrenza leale: virtuosa quando serve, opportunistica quando necessaria.
Se il Trentino - anche in tempi di pandemia e di rapporti tesi con Roma - non viaggia insieme all'Alto Adige, si spegne. Se l'Alto Adige pensa d'essere autosufficiente, si isola e diventa - non solo agli occhi delle istituzioni romane - antipatico.
Essere considerati privilegiati, a maggior ragione in questo tempo inquieto e malato, non aiuta. Penalizza. Allontana. Indebolisce, soprattutto. Nel corso del "nostro" confronto, i sindaci Ianeselli e Caramaschi - pur diversi per storia, per formazione e per generazione - hanno riscoperto e ribadito la necessità di un'intesa su più punti.
La gestione del Covid, ad esempio: dalla pandemia che ancora ci mette in ginocchio a un "dopo" nel quale i primi cittadini avranno il compito di mettere insieme i cocci di un pezzo (sgretolato) di società. Il tema riguarda certo anche i due presidenti delle Province - che abbiamo già invitato ad un analogo confronto -, ma chi non ce la fa più, chi s'aggrappa a un destino tutto da disegnare, ferma prima di tutto i sindaci, per le vie delle città. In agenda ci sono poi le farmacie comunali e la collaborazione sul fronte turistico-culturale: sono molti, come qualche buon esempio già dimostra, gli eventi che si possono spostare e riproporre di qui e di là.
Interessante anche il tema dello sviluppo verticale delle città - la funivia che Trento, collegandosi al Bondone, vuol copiare da quelle di Bolzano - e quello dello sviluppo orizzontale: la riqualificazione urbanistica della vasta area attorno alla stazione a Bolzano; la circonvallazione ferroviaria e il piano urbano della mobilità sostenibile a Trento.
C'è poi la grande questione, trattata per ora anche a Roma a suon di slogan, della transizione ecologica.
Transizione che viaggia ora su una bici elettrica o su un monopattino, ora su un approccio diverso rispetto a emergenze chiamate clima, energia e gestione dei rifiuti, ora sul risanamento di case, sull'ottimizzazione della rete elettrica, su soluzioni innovative per il riscaldamento.
Serve massa critica, serve ragionare guardando al milione di abitanti. In particolare, serve lavorare su ciò che unisce; non su ciò che divide e allontana.