Senza solidarietà non c’è una società
Faustini: “In questo momento, non solo qui, sta passando l'idea che non ci sia più qualcosa di superiore al singolo e alle sue scelte. Che non ci sia più la società nel suo complesso”
TRENTO. C'è un punto di non ritorno, nella battaglia al Covid che solo un pezzo di popolazione, vaccinandosi, ha deciso di combattere: il venir meno della fiducia nelle istituzioni e lo sfilacciarsi del patto fra le persone. Se salta la solidarietà condivisa e diffusa resta ben poco di una società. E in questo momento, non solo qui, sta passando l'idea che non ci sia più qualcosa di superiore al singolo e alle sue scelte. Che non ci sia più la società nel suo complesso.
Non siamo più una grande famiglia. In Italia e persino in quei Paesi che non hanno mai avuto bisogno di un obbligo per fare fino in fondo quella che è la loro parte e che in fondo è - era? - la nostra parte. Perché qui sta il senso di una comunità: nella capacità di spostare il focus dall'individuo alla collettività. La salute cessa invece di essere un bene collettivo e universale quando qualcuno, con una scelta personale - al di là di paure più o meno legittime - mette a rischio tutti. I dati sono chiari: chi si vaccina salva la propria vita e quella degli altri; tutela la tenuta della sanità; argina la corsa di un virus che pur di insinuarsi dentro di noi cambia aspetto. Anche solo doverlo spiegare sembra assurdo. Ma molte persone hanno deciso di chiamarsi fuori. Di non credere. Di non ascoltare. Di non fidarsi. E scendono in piazza (anche vestiti da deportati e questo è davvero inaccettabile) per manifestare non solo la sfiducia nei confronti del sistema che regge lo Stato e la democrazia, ma anche la loro distanza da chi (la maggioranza della popolazione) nelle istituzioni continua ad aver fiducia.
E qui il diritto individuale si trasforma in egoismo che compromette il diritto universale. Il Trentino, per una volta, brilla rispetto a un Alto Adige che è alle prese con un problema culturale ancor più grande: l'idea che ci si possa curare da soli, con aria buona di montagna e con una specie di impermeabilità a tutto che proprio non esiste. Il rapporto dell'Istituto superiore di sanità dice che in Trentino, nell'ultima settimana, si sono riscontrati 331 casi di positività. In Alto Adige i positivi sono invece 721. Da noi il 73,9 per cento della popolazione ha completato il primo ciclo (con due vaccinazioni). In Alto Adige non si raggiunge quota 70 per cento. E le restrizioni sono alle porte. In Austria, da domani, si torna al lockdown mirato.
Giustamente, il provvedimento riguarderà infatti solo i non vaccinati. Il che renderà però ancor più drammatica la frattura sociale. Basterà (l'esempio è banale ma sempre illuminante) per far prendere la patente a chi vuole guidare liberamente senza patente? Come noto non è obbligatorio avere la patente, ma senza averla non si può guidare e non ci si può muovere liberamente. Perché esistono le regole. Perché c'è qualcosa di superiore. Il problema - devastante - è però appunto la mancanza di fiducia in istituzioni che, alla luce del parere di (veri) esperti, dettano le regole.
L'assenza di fiducia da parte di pochi questa volta mette a rischio anche tutti quelli che si fidano. Ciò malgrado, gli scettici non cambiano idea. Nemmeno davanti a camion pieni di morti, nemmeno davanti a una sanità stremata, nemmeno al capezzale di interi Paesi in ginocchio.