All'Italia serve un grande presidente
Tutto pronto per l’elezione del successore di Mattarella. L’editoriale del direttore dell’Adige
Questione di due settimane. Poi inizierà il gran ballo del Quirinale. Un ballo che a volte dura un giorno e che talvolta si trascina invece per giorni e notti fra veti e voti. Nel primo caso, si punta su larghe intese. E al momento un'ampia maggioranza è ipotizzabile solo sul nome di Mario Draghi. Nel secondo si punta invece su lunghi coltelli e su accordicchi legati a ben più poltrone. E di solito dal cilindro dell'imprevidibilità può uscire qualunque nome.
Di qui le (comunque pochissime) speranze di Berlusconi, il terrore di altri (all'idea che Berlusconi possa provarci) e i sogni dei tanti che in questa stagione si sono inabissati per riemergere al momento giusto. L'elenco è lungo: va da Franceschini a Casini, da Amato a Severino passando per Cartabia e per molte altre riserve dello Stato.
Fra queste ultime ce n'è anche una "nostrana": la giudice della Corte costituzionale Daria De Pretis, che conosce bene il significato del detto «mai dire mai». Nei prossimi giorni, anche il Trentino Alto Adige sceglierà i suoi tre grandi elettori. Il consiglio regionale si riunirà il 17 (nessuna scaramanzia). Per prassi, di solito tocca al presidente della Regione (lo "staffettista" è il presidente trentino Fugatti), al presidente del consiglio regionale Josef Noggler e a una (o un) esponente della minoranza.
La gara è molto aperta, ma vedrebbe in leggero vantaggio Sara Ferrari (consigliere provinciale del Pd a Trento). Un'incognita riguarda anche Maurizio Fugatti: considerato che rischia di restare appunto in ballo (a Roma) per settimane, è un po' indeciso. Una sua rinuncia aprirebbe probabilmente le porte al vice di Noggler, Roberto Paccher. Tutto questo solo per dire che se non c'è nulla di scontato a livello locale, è fin troppo facile immaginare quali e quanti giochi si stiano svolgendo a livello nazionale. Il problema non è comunque quello dei grandi elettori, ma quello del grande presidente. Veniamo infatti da una grande presidenza.
Fondamentale soprattutto per due ragioni: Mattarella ha saputo essere ogni giorno il garante (non solo della Costituzione, ma anche dei nostri destini) riuscendo in contemporanea a restare sempre un passo indietro. Una presenza costante e invisibile o comunque visibile solo lo stretto necessario: in ogni momento topico. Ma senza mai prevaricare rispetto agli altri poteri, anche in un tempo come questo, nel quale esecutivo e legislativo si sono spesso quasi sovrapposti. Anche per questo non ci meritiamo capi dello Stato ingombranti, imbarazzanti o invadenti. E qui ogni riferimento a personaggi o fatti reali è a dir poco voluto.
Se un consiglio si può dare ai mille che sceglieranno il tredicesimo presidente della Repubblica, è quello di ricordarsi che in Italia esistono anche le donne. Poi forse val la pena di dire ai mille che non servono salvatori della patria, ma attenti e rigorosi protettori della patria. C'è una bella differenza. Infine, va detto che in un Paese grande come il nostro le grandi persone non mancano. Basta alzare un po' lo sguardo. Evitando di perdere tempo, di alimentare inutili illusioni, d'indebolire chi governa e chi potrebbe farlo.