Fondi del Ministero per il contemporaneo: nessun museo trentino fra i vincitori (ma due altoatesini)
Era interessante, il «PAC2021 - Piano per l’Arte Contemporanea», promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per le proposte progettuali per l’acquisizione, la produzione e la valorizzazione di opere dell’arte e della creatività contemporanee destinate al patrimonio pubblico italiano. Oltre 3 milioni 700 mila euro in tutto.
Insomma, era un piccolo PNRR dedicato all’arte ed alla performance, che serviva a dare una boccata d’ossigeno agli enti museali che si occupano (anche) di contemporaneo. Ma nella lista dei 39 vincitori, non c’è neanche un museo trentino. E se fossi l’assessore Bisesti, qualche domandina me la farei. Anche perché invece ci sono ben due musei della vicina Provincia Autonoma di Bolzano.
I due musei sono il Museion di Bolzano (sì, il Mart di Bolzano, che da decenni viaggia a ritmo sostenuto nel campo della ricerca e dell’innovazione con meno risorse e meno personale del Mart di Rovereto); e il Museo Ladino Ćiastel de Tor, di San Martino in Badia (a pochi chilometri dal Museo Ladino di Fassa, del quale praticamente non si sente più parlare da tempo).
Un amico, professionista del settore, prova a sostenere la tesi che «in Trentino, in effetti, non ci sono musei del contemporaneo». Anche perché il Mart ha sempre avuto una vocazione novecentesca, e gli altri invece ci stanno ben alla larga. Io invece propendo per un’altra tesi, e cioè che i musei trentini (o chi per loro), non abbiano in primis la spinta ad investire in progetti (se non quelli che frullano per la testa a Vittorio Sgarbi e immediatamente trasmessi a Franco Panizza per l’esecuzione). E – secundis – non abbiano la capacità di elaborare progetti all’altezza dei bandi.
Sia chiaro: il PAC non ti obbliga a grandi e geniali invenzioni. Come dice il bando stesso è uno «strumento prioritario di incremento del patrimonio delle collezioni pubbliche italiane».
Come spiega il Direttore Generale Creatività Contemporanea Onofrio Cutaia: «altri 39 luoghi della cultura potranno ampliare le loro collezioni con opere che parlano i diversi linguaggi del contemporaneo e valorizzare il dialogo tra passato e presente, offrendo ai visitatori l’esperienza di un flusso creativo ininterrotto tra ieri e oggi. I luoghi della cultura si configurano così, sempre più, come laboratori aperti, capaci di attirare pubblici diversi e pronti ad adottare una visione delle arti più trasversale e inclusiva».
All’obiezione che in Trentino non ci sono musei del contemporaneo, replico all’amico che pure fra i 39 vincitori ci sono musei che non diresti vocati al contemporaneo. Se – per dirne uno – persino il Museo Civico Archeologico Arsenio Crespellani, Fondazione Rocca dei Bentivoglio, Valsamoggia di Bologna riesce a vincere un bando PAC, io penso che pure la Rocca di Riva poteva partecipare. Avendo però un progetto che non fosse la favolosa collezione del principe del Liechtenstein, poi oggetto di indagini giudiziarie. Eppure doveva riempire Riva di turisti a Pasqua.
E così i soldi vanno al Museo Giuliano Ghelli, Comune di San Casciano in Val di Pesa (FI) o al Museo Civico della Ceramica di Nove di Vicenza. Non al Museo degli Usi e Costumi di San Michele all’Adige. Non al Museo Retico di Sanzeno. Per dire.
E pensare che la Commissione selezionatrice - composta da Fabio De Chirico, Direttore del Servizio II della DGCC, con funzione di Presidente, da Gianandrea Barreca, da Ilaria Bonacossa, da Lara Conte, da Anna Mattirolo, da Silvia Simoncelli, da Claudio Varagnoli - aveva ben evidenziato tutti gli obiettivi previsti dall’avviso pubblico:
- incrementare le pubbliche collezioni con opere realizzate negli ultimi 50 anni;
- sostenere le committenze di nuove opere di artisti viventi, anche site-specific, in grado di valorizzare i luoghi e incrementare le collezioni pubbliche degli istituti e degli enti committenti;
- colmare le lacune presenti nelle collezioni pubbliche di arte contemporanea;
- valorizzare le donazioni legate alla creatività contemporanea degli ultimi 50 anni ricevute da collezioni pubbliche;
- incoraggiare la qualità e la continuità dell’incremento delle collezioni pubbliche d’arte contemporanea, sulla base di criteri di adeguatezza e coerenza delle acquisizioni dei singoli istituti rispetto alle proprie specificità e caratteristiche;
- incentivare buone pratiche nell’ambito della progettazione, programmazione, gestione e cura dell’arte e della creatività contemporanee, in linea con gli standard nazionali e internazionali.
Invece dal Mart fuggono i collezionisti con i loro depositi, non ci sono più acquisizioni, si ospitano addirittura mostre di artisti senza identità tramite serigrafie «autenticate» sulla fiducia.
E più in generale, diciamolo, alla Provincia di Trento il contemporaneo fa un po’ schifo e un po’ paura. E quindi molto meglio esporre su trespoli precari, al palazzo della Regione, le croste acquistate 50 anni fa e ritrovate nei depositi. Salvo poi infarcire il catalogo della scritta: «Di questo autore non abbiamo informazioni». Uno dopo l’altro. Un capolavoro situazionista, meriterebbe – se non i soldi del Pac – almeno un premio IgNobel.