In bici attraverso l'Islanda: residenti d’Islanda
Grandi spazi selvaggi; sullo sfondo, il fronte imponente del ghiaccio. Una tortura per le bici
LA GALLERY/1 Una natura spettacolare
LA GALLERY/2 Tra geyser e cascate
LA GALLERY/3 Ghiaccio
LA GALLERY /4 Tra puffin e balene
PRIMA PUNTATA Di nuovo in sella
SECONDA PUNTATA «Ma che ci facciamo qui?»
TERZA PUNTATA Verso sud-est sulla A1
QUARTA PUNTATA Aurora boreale
Una nota di riflessione sulla gente di qui. È poca; del carattere degli islandesi si capisce subito molto. Noi siamo avvezzi al temperamento riservato dei trentini, ma al confronto con gli islandesi i trentini sembrano più simili ai cubani.
Tuttavia, il livello di senso civico, rispetto e fiducia nel prossimo appaiono evidenti: quando ti sorpassano sulla strada e per farlo si mettono sull’altra corsia (che quasi ci si imbarazza); quando entri in un campeggio e trovi scritto: “Se qualcuno non viene da te per il pagamento, per favore lascia il denaro nella cassetta. Grazie”.
Il campeggio di Seyðisfjörður, quando arriviamo, è praticamente vuoto. Alla reception nessuno. Perfetto; ci accampiamo. Fa un freddo canino; niente di meglio di una uscita in bici lungo il fiordo al tramonto col vento sferzante. Ed è questo punto che avviene il primo incontro con i Puffin, nidificanti sopra una scogliera.
Difficile immaginare una creatura così simpatica. Circa 25 cm, ali piccole che somigliano più a pinne, piedi palmati…un po’ pappagallini e un po’ pinguini. Per nulla spaventati dagli umani, continuano nelle loro attività quotidiane, indifferenti alla felicità di fotografi che per riprenderli assumono posizioni innaturali e contorte.
Nessuno potrebbe fermarli (i fotografi). Il giorno dopo a Borgarfjörður, una località a qualche km, ci imbattiamo in una “sagra di Puffin”. Sono migliaia su una scogliera terrosa a nidificare, costruiscono i loro nidi in tane scavate nel terreno, dalle quali vanno e vengono. Goffi nel volo, che sembra quello di un calabrone. Sono pieni di risorse che non ti aspetteresti. Possono immergersi fino ad ottanta metri di profondità e, nonostante la goffaggine, volare ad 88km orari. Pescatori provetti, possonovivere oltre quarant’anni. Fanno coppia fissa e si coccolano crogiolanti al freddo e al gelo. Beati loro. Sono così esotici che li vedresti più vicino ad un canguro che ad una volpe artica (unico predatore d’Islanda). L’amministrazione locale ha realizzato una struttura di osservazione nel segno della convivenza pacifica tra uomini e Puffin, o meglio, pulcinelle di mare. C’è anche una garitta riscaldata per il Bird Watching; tutto for free. Il giorno dopo siamo già in viaggio verso Husavik, nella speranza di nuovi incontri con la fauna autoctona.
Durante il viaggio nevica. Bene, continuiamo così… ma poi, inaspettatamente, ci troviamo davanti il vulcano Krafla che ha devastato la regione l’ultima volta un secolo fa. E lì vicino Skútustaðahreppur, sito di attività termogeologica (si può dire?); soffioni boraciferi in uno scenario da location di film apocalittico di fantascienza. Che spettacolo! Ma non basta per oggi…e percorrendo il tratto di strada che porta a Husavik, lungo un fiordo, in lontananza al largo, un soffio di vapore: una balena attira l’attenzione di Bob. Solo un attimo e scompare, mostrando la sua coda gigantesca.
E l’indomani ancora, da Husavik, su una motonave si va a… balene. Da queste parti il Whale Watching è un business. Diverse compagnie si “dividono” schiere di turisti per andare al largo ad incontrare diverse specie di cetacei. Diversi i tipi di pacchetti. Il tutto suona un po’ di menù, ma va bene così. Alla biglietteria incontriamo Karen, figlia di italiani emigrati in Islanda. È il primo sorriso. Viva l’Italia! Le balene, che stazionano stagionalmente nei fiordi, sono visibili anche dalla riva, con un binocolo e un po’ di pazienza; ma avvicinarvisi… è tutta un’altra storia. Le motonavi e i natanti si tengono a distanza dagli animali che, salendo a respirare dopo immersioni di circa 10 minuti, sembrano beffare chi li aspetta e riaffiorano lontano.
Lunghe attese e poi, una megattera; questa volta è lei che si avvicina, come volesse farsi guardare. Un soffione si tinge dei colori dell’arcobaleno. Scivola a pochi metri dalla chiglia. Un incontro che ha qualcosa di archetipo. Pazienza ripagata.
Giornata memorabile.
Possiamo ripartire.