Da Hanoi a Saigon: cinque amici in bici.
Cronache di un viaggio che è anche tributo: da nord a sud del XVII parallelo, segnato ancora dagli echi della storia
LA GALLERY/1 I colori di Hanoi
Questa volta sarà il Vietnam, sulla strada in bicicletta da Hanoi a Saigon. Un viaggio che è anche tributo: da nord a sud del XVII parallelo, segnato ancora dagli echi della storia. Questo blog ci auguriamo possa costituire un resoconto emozionale e utile per coloro che amano queste modalità di viaggio, così come già fatto in precedenti esperienze in Australia (Lionello e Roberto) ed Islanda (Enrico, Lionello, Luca e Roberto): modalità di viaggio senza troppa pianificazione, aperta all’”atteso imprevisto” e all’incontro.
I cinque compagni di viaggio saranno Enrico Weber, Lionello Ravanelli, Luca Beltrami, Stefano Andreolli e Roberto Bombardelli.
Ecco la prima puntata di questo entusiasmante viaggio.
E l’avventura ricomincia alle 6 e mezza del 19 gennaio 2025. C’è un grado di temperatura e mood “aurorale”, un po’ orientale.
Baci e abbracci.
Premessa
Questo viaggio ci ha imposto molti preliminari: per lo studio sulla diversa cultura del Paese, per le mille incognite e sorprese che ci preannuncia, per i contatti, per le stesse modalità miste degli spostamenti in aereo, bici, treno e nave, per la profilassi sanitaria che alcuni di noi hanno deciso di seguire su consiglio dei rispettivi medici. Perché, sulla bici, siamo esposti agli elementi e la coscienza ci impone qualche precauzione.
L’amico Elio ci accompagna a Malpensa. Grande! Finora, la logistica è stata piuttosto complicata ma tutto è filato. Pochi giorni fa abbiamo conosciuto telefonicamente Phong, un conoscente di Mariano Anderle di Mattarello, già consulente scientifico dell’ambasciata italiana del Vietnam; Phong, consigliere e guida per un giorno, sarà il nostro comitato di benvenuto ad Hanoi. Che lusso!
La routine dell’imbarco con gli ingombranti scatoloni delle bici evoca sempre una certa ilarità: si sbatte ovunque: “Scusi di qui e scusi di là.
Poi via.
Malpensa: imbarco perfetto su ciclopico A320 con 800 passeggeri. È zeppo. L’aeromobile si allinea sulla pista e poi...e poi si ferma! Stop. Annuncio del comandante: si ritorna in aerostazione per un guasto tecnico. Pensiamo in corale silenzio: “Se cominzia ben”. Ingegneri in azione per due ore. Eh vabbè, ma che fame. Sono ormai le 16 e niente cibo. Poi la situazione si sblocca e si vola, e si mangia! Non è chiaro cos’è, ma buona roba.
Voliamo sopra il Medio Oriente: un pensiero va ai popoli che qui hanno sofferto e soffrono ancora, appena 12 km sotto. Sembra strano. A pensarci una leggera inquietudine.
Hanoi aeroporto internazionale. Ci arriviamo verso mezzogiorno. Trasciniamo i nostri scatoloni un po’ ammaccati dalle circostanze doganali verso l’uscita, dove gruppi di tassisti poliglotti, Gentili, insistono per offrirci un passaggio. Gentilissimi chiedono ancora. Nonostante i nostri decisi pur garbati rifiuti, ci seguono, con la loro cifra di gentilezza. Troviamo un angolo all’esterno per rimontare le biciclette. Anche qui spettatori curiosi. Alcune cose non si trovano, compresi un paio di pedali. Così si offrono di aiutarci e con 30 dollari risolviamo (ne chiedevano70). Strette di mano.
30 km di strade trafficatissime e rumorosissime in bici, anche se qui sono tutti garbati e quando suonano sembrano annunciarsi come navi nella nebbia. Nessuno si arrabbia.
C’è un traffico che così non si ricorda. Incuneati tra migliaia di scooter, bici, auto, tricicli cargo e altri strani mezzi non identificati: è come farsi strada alla fiera di San Giuseppe.
Ci sistemiamo in hotel e poi facciamo un giro. È un giorno normale di lavoro e, rispetto ai nostri standard, qui sembra ci sia una sagra estiva. Giovani e meno giovani affollano i caffè e i ristoranti di strada dove, seduti su uno sgabellino, coppie gustano zuppe e nuddles in tutte le salse. Romantici. Pochi sono i rapiti dai loro smartphone. Musica ovunque.
Si respira un’aria simpatica. Alcuni di noi vorrebbero trattenersi ancora, ma abbiamo sulle spalle ore di volo da smaltire.
Rientriamo. Prima un messaggio a Phong, la nostra guida di domani.
Mattina del 21 gennaio 2025.
Dopo una colazione con Egg coffee (tradizionale modo di preparare il caffè con crema di latte condensato e uovo sbattuto) e banane, facciamo la conoscenza di Phong. Phong è un professionista del tennis ed è per questo motivo che il nostro amico Mariano Anderle lo ha conosciuto, quando lavorava all’ambasciata di Hanoi. Una persona squisita e affabile ed attenta alle nostre esigenze. Cominciamo a tuffarci pedalando nella città, che è un tripudio di vitalità e attivismo sfrenati che tuttavia, nonostante una prossemica incomprensibile alle nostre latitudini (e, probabilmente, con potenziali effetti devastanti per uno abituato a vivere a Milano), si autoregola con incredibile efficienza, calma e velocità. (Personalmente mi viene da pensare ad un processo stocastico: un concetto che ho avuto qualche difficoltà in passato a comprendere, ma che se dovessi spiegarlo ora, userei come esempio il traffico, apparentemente caotico della città, e probabilmente di tutto il Paese, come un caos che fila a meraviglia. Ndr.)
La gente, a bordo di scooter, automobili e altri mezzi si sfiora senza toccarsi e tuttavia alcun lamento, alcuna arrabbiatura, alcuna rivendicazione di precedenza, alcun gesto triviale; tutti si prendono carico degli altri. Tutto somiglia più a un intricato algoritmo, che possiamo osservare in certe colonie di insetti perfettamente in armonia nel loro residuale spazio vitale. La linea retta è definitivamente bandita, come le strisce pedonali; tutto può succedere nel traffico, anche trovare qualcuno in mezzo ad un incrocio che ha trasformato la bicicletta in un negozio ambulante ed è completamente incurante di tutti i pericoli che gli potrebbero accadere, se soltanto uno dei conducenti di questi scooter perdesse momentaneamente il controllo.
Una giornata memorabile per la sua intensità. Con i suoi profumi, con i piatti tradizionali deliziosi che possono essere consumati in qualsiasi posto. È un’abitudine popolare alimentarsi fuori casa con il cibo di strada e non è raro trovare qualcuno che lava i piatti sul marciapiede, o che accende un fuoco aperto sulle vie cittadine, smaltendo così carta e cartoni, o scorgere chi prepara varie pietanze o per rende omaggio agli antenati.
Visitiamo il mercato cittadino: un’esplosione di colori profumi e suoni! È veramente difficile descrivere a parole questa singolare realtà antropologica e le caratteristiche produttive di questa gente, che sembra lavorare ad una velocità forsennata, pur mantenendo una calma serafica. È incredibile come non si senta urlare nessuno e nessuno si mostri arrabbiato nei confronti di alcunché. Anche i pochi cani liberi sembrano sereni e in forma. In quelle condizioni, ci chiediamo come sia possibile che le macchine non abbiano ammaccature. Come hanno fatto uomini e donne, bambini, bambine, ragazzi, di tutte le età, ad assumere delle competenze così raffinate nella gestione della mobilità cittadina? Cosa insegnano nelle scuole guida in Vietnam? Eppure tutti viaggiano, si muovono, attraversano, mangiano, vendono, comprano, giocano, si divertono, ridono. Insomma, abbiamo bisogno di riposo per resettare i neuroni saturati: ripariamo in una bellissima pagoda vecchia di oltre 1000 anni. Pace e fiori.
Tuttavia pensiamo che muoversi in Vietnam possa costituire un ottimo allenamento per chi vuole aumentare le proprie connessioni neurosinaptiche.
Viene da pensare che se in qualsiasi città italiana, compresa Napoli, potesse verificarsi qualcosa di simile al traffico cittadino di Hanoi, gli ospedali di mezza Italia non sarebbero sufficienti per smaltire gli infortunati e gli sfascia carrozze sarebbero miliardari e gli avvocati straricchi.
Visitiamo il Lago della Tartaruga, luogo mitico e leggendario nella cultura vietnamita; poi ma non poteva mancare il mausoleo di Ho Chi Minh, padre della patria, che visitiamo solo all’esterno: qui lo sguardo si allarga su una piazza che si estende a perdita d’occhio.
Phong ci tiene a portarci in luoghi iconici per i cittadini di Hanoi. In un piccolo specchio d’acqua, nel mezzo di un quartiere, affiorano i resti di un B-52 abbattuto dai vietnamiti nel 1975. Non è particolarmente interessante come monumento, ma probabilmente questo luogo ha un significato identitario per questo popolo, che così tanto ha pagato in termini di sofferenza e morte, pur di raggiungere la propria indipendenza. Chiediamo alla nostra guida quale idea oggi abbiano i vietnamiti riguardo agli americani. Lui ci risponde: “Oggi gli americani sono nostri amici e abbiamo deciso di chiudere con il passato e guardare avanti”; Phong parla proprio col cuore. Ma nel suo sorriso c’era un’ombra di tristezza.
Pausa in hotel per riposare e poi usciamo nella movida notturna più colorata e rumorosa che mai. Ceniamo in Train Road, dove il treno transita tra ali di folla che fotografa, a distanza ravvicinata, dai tavolini (molto "ini") dei numerosi ristoranti. Tavolini e sedie vengono posizionati sempre più vicini ai binari, per poi essere rimossi all’arrivo di una guardia. Passato il treno, venditori allestiscono propri esercizi commerciali direttamente sui binari. Incredibile il concetto di sicurezza locale. Tutto appare normale, prevedibile e tranquillo e ci chiediamo nuovamente come si possa vivere in un ambiente tanto stressante ed essere incredibilmente tranquilli. Un paradosso difficile da comprendere per noi; questo ci ispira anche una certa invidia. E ancora strade e stradine affollate, piene di night club, musica pop sparata e centinaia di procacciatori di clienti che ti offrono di tutto, ma proprio di tutto. I vari tipi di servizi vengono anticipati in una maniera non troppo velata, attraverso la presentazione di foto osé sugli smartphone; ci rendiamo conto che, nonostante il mercato sessuale sia assolutamente vietato in Vietnam, anche qui qualcosa di invisibile langue, anche se, crediamo, riservato a turisti pieni di dollari in cerca di emozioni facili con il tasso di cambio favorevole.
Quando rientriamo in hotel, ci sembra che la nostra giornata si sia protratta per una sessantina di ore.
Domattina presto, Lionello e Roberto partiranno per una escursione nella baia di Ha Long, mentre Luca, Enrico e Stefano procederanno per alcuni giorni verso est per un tour non ben precisato.
Fra tre giorni la Reunion al rendez-vous di Ninh Binh.