Tecniche di sopravvivenza in autogrill

Tecniche di sopravvivenza in autogrill

di Lucio Gardin

Nell’ultimo mese l’A22 sembrava il parcheggio di una concessionaria di pullman. Le aree di servizio erano un tripudio di corriere. Il problema di imbattersi in un pullman all’Autogrill, è che ti aspettano almeno 30 minuti di coda al bar, al bagno invece c’è direttamente il cartello “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate”.

Personalmente, quando in un’area di servizio vedo un pullman di turisti che sta parcheggiando, lascio la macchina dove capita (anche sulla pompa di benzina), e corro dentro per raggiungere la cassa prima di loro. L’ho fatto anche domenica scorsa, e alla cassa ho trovato una quarantina di anziani (che avevano parcheggiato il pullman sul retro), e stavano tenendo il posto a quelli appena arrivati. A parte i pullman, il peggio che può capitarti in Autogrill è una famiglia di romani. Quei bei romani allegri e gioviali che vengono in Trentino per godersi la tranquillità, ma non la trovano mai perché non appena loro arrivano, chissà com’è, lei sparisce.

Lunedì all’area Paganella Ovest c’era una famiglia di romani sulla via del rientro. Il marito, bloccando la cassa, chiedeva alla moglie, dall’altro lato dell’Autogrill con un pechinese in mano (o forse erano i Moonboot della figlia), cosa voleva il piccolo. «Flaminia, che magna er pupo?» La moglie: «Francè, che voi da magnà a-mamma?».

Il piccolo, senza togliere lo sguardo dal telefono: «Nun c’ho fame!». In un lampo di coscienza civica, il capofamiglia s’è reso conto della situazione: «Flaminia stò a bloccà la fila, allora che vòle Francè?» La moglie ritenta: «Francè nun voi gnente a-mamma?» (i meridionali quando parlano coi figli intercalano sempre con “a-mamma”, credo che l’alfabeto romano quando sei genitore diventi “a-mamma-A, a-mamma-B, a-mamma-C, ecc.”).

Il piccolo chiarisce: «Nun vojo gnente! Perché so dù giorni che nun caco!». La mamma sbotta: «Francé ma che modo de parlare è? È questo che t’ho educato? Guarda che te do na pizza che er muro te ne dà n’altra!». Dalla cassa interviene papà: «A Flaminia! Ma porcapu... chi je ensegna sto linguaggio ar pupo?». E la moglie: «E che ca... ne so?».

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