Le famiglie e il dramma dell'anoressia
Le famiglie e il dramma dell'anoressia
Oggi è la quinta Giornata Nazionale sui Disturbi del Comportamento Alimentare. È rappresentata da un fiocco viola e sono previste iniziative e manifestazioni in tutta Italia. Questa giornata è stata promossa in memoria di Giulia, una ragazza di Genova che, purtroppo, non è sopravvissuta alla bulimia e ci ha lasciati a soli 17 anni. Da allora Stefano, papà di Giulia, è impegnato nella lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, nella loro prevenzione e nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica su queste malattie. E questa è anche la missione dell'Associazione Arca di Trento, fondata vent'anni anni fa su iniziativa di un gruppo di genitori: fornire supporto a persone affette direttamente o indirettamente da anoressia e bulimia. Al momento della fondazione di Arca, la conoscenza e comprensione di questi disturbi era limitata.
Si deve quindi anche alla sua azione se è stato possibile, nel tempo, sensibilizzare le istituzioni e far nascere il centro disturbi alimentari presso la Asl locale. Nonostante oggi ci sia più informazione, purtroppo queste malattie a volte vengono giudicate con superficialità. Quasi si trattasse di banali scelte di vita. Sono invece malattie profonde, legate a sentimenti ed emozioni, e portano con sé una grande sofferenza, sia per le persone che ne sono colpite sia per le loro famiglie.
Ed è proprio sulle famiglie che vogliamo focalizzare oggi la nostra attenzione. Le famiglie vengono messe a dura prova dall'insorgere di questi disturbi. Vedendo il proprio figlio o la propria figlia non riuscire più a mangiare o a gestire il proprio rapporto con il cibo, i genitori tentano di capire quello che sta accadendo ma, non trovando risposte alle loro domande sempre più angoscianti, finiscono col venire travolti da enormi sensi di colpa. Non è facile capire l'anoressia. E ancora più difficile è rendersi conto che l'anoressia è una malattia che con grande prepotenza entra nella vita di chi ne soffre prendendola in ostaggio. In casa è impossibile trovare risposte adeguate. Anche perché il malato, la malata è messa a dura prova dalle battaglie che quotidianamente è chiamata a combattere per colpa della malattia e non sempre riesce ad aprirsi su quello che sta accadendo, come non sempre riesce a riconoscerlo come un qualcosa di dannoso. In famiglia si creano incomprensioni, i rapporti si deteriorano rendendo la situazione ancora più delicata e dolorosa.
Schiacciati da un peso che diventa sempre più gravoso sopportare, i genitori hanno addirittura la tentazione di nascondere il problema. In primo luogo a loro stessi. Per paura di doverlo affrontare in tutta la sua drammaticità o per impotenza. Per timore di non essere compresi. Dentro e fuori la famiglia. Impotenza di fronte a quello che sta accadendo. Insopportabile sensazione di non poter fare nulla per aiutare il proprio figlio o la propria figlia in quella che, essendo una malattia, dovrebbe essere possibile curare al pari di tutte le altre. Ma l'anoressia non è una malattia che si cura con una medicina. È una malattia che corrode l'anima. Di chi la soffre e di chi gli sta accanto e lo vuole aiutare.
L'uno, il malato, e gli altri, la famiglia, hanno in primo luogo necessità di un adeguato e solido supporto psicologico. Al quale si deve poi affiancare il sostegno di esperti in diverse branche mediche (dietista, nutrizionista ...).
È la solitudine il primo nemico da battere. Quella del malato che deve poter contare sull'affetto dei propri cari. Quella della famiglia che, disorientata e impaurita di fronte a un problema che sembra non potersi risolvere, tende a chiudersi sempre più in se stessa. Frustrata anche dal timore di stare sbagliando tutto e di non essere compresa in quello che sta, o non sta, facendo. Le famiglie che stanno vivendo queste situazioni sono tante, come tante sono le persone, giovani, vittime di anoressia e bulimia.
Tante sono però anche le persone che stanno cercando di dare loro un sostegno per affrontare queste situazioni difficili. Persone che stanno lavorando per far sì che in tutta Italia si creino servizi sanitari in grado di affrontare la malattia. Sono le stesse persone che hanno promosso questa quinta giornata nazionale sui disturbi del comportamento alimentare e che agiscono quotidianamente nel sostegno di chi soffre. A Trento c'è Arca (Associazione ricerca comportamento alimentare). Da vent'anni l'associazione fornisce un sostegno concreto a persone affette da questi disturbi e alle loro famiglie. Arca ha sede in Via Bronzetti 29 a Trento, e può essere contattata per telefono e fax (0461-390051) o via e-mail (info.arcatrento@gmail.com).
L'aiuto medico professionale, indispensabile per la cura della malattia, si può trovare presso il Centro di riferimento provinciale per la cura dei disturbi del comportamento alimentare, con sede a Trento in Viale Verona, presso il Centro per i servizi sanitari (tel. 0461902312, fax 0461902291, e-mail: apss@pec.apss.tn.it). Qui opera una équipe multidisciplinare per la presa in carico dei pazienti. I volontari dell'Associazione ricerca comportamento alimentare di Trento. Qui opera una équipe multidisciplinare per la presa in carico dei pazienti.
I volontari dell'Associazione ricerca comportamento alimentare di Trento