Il Patt cerca un'anima

Il Patt cerca un'anima

di Alberto Faustini

Andare oltre. È questo che si aspetta Ugo Rossi da un Patt che oggi - in un congresso che per diverse ragioni non somiglia nemmeno lontanamente a quelli che l’hanno preceduto - prova a ripartire. Gli autonomisti sono da tempo sott’osservazione: sono infatti da sempre nella terra di mezzo, in quel luogo politico che a volte permette, spostandosi poco più a destra o poco più a sinistra, di cambiare equilibri e maggioranze. Lo stesso luogo, però, in più di un’occasione s’è rivelato una specie di prigione: mentre gli altri governavano, ovviamente con il timone saldamente spostato verso il centro, il Patt stava alla finestra. O alle sbarre. Troppo piccolo per farcela da solo. Troppo grande per essere imbarcato senza dar fastidio a chi voleva davvero governare.

In due occasioni, però, il miracolo c’è stato: con la prima presidenza non democristiana della storia, affidata a Carlo Andreotti all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, quando Tangentopoli, anche ai confini del regno, spazzò via - a prescindere da responsabilità reali o presunte - un’intera classe politica. Il secondo miracolo porta proprio la firma di Ugo Rossi: poco più di cinque anni fa fu infatti il leader autonomista a vincere le primarie che lo portarono, di lì a poco, alla presidenza della Provincia. Forse sarebbe più corretto dire che quelle primarie le persero gli altri: un Pd presuntuoso e un’Unione per il Trentino incapace di riprendersi al meglio dopo l’addio di Dellai. Ma l’esito non cambia. Risultato ben presto gettato alle ortiche, però, dal balletto che riportò poi il Patt allo splendido isolamento, spalancando le porte al già atteso successo della Lega e spostando per la prima volta a destra il baricentro di Piazza Dante. Ma torniamo all’«andare oltre» di cui l’ex governatore ci ha parlato ieri. L’«oltre» ha diverse sfumature. Può significare una ricostruzione del centro perduto. Ma c’è ancora? E quanti vogliono ricostruirlo? E gli altri ex alleati, alle prese con analoghi o peggiori problemi, avranno davvero voglia di “aiutare” il Patt? E il Pd, appena ritornato “di sinistra”, cosa farà? Altra ipotesi: rafforzare lo splendido isolamento, col rischio che la solitudine e la lontananza dalle stanze che contano rendano i numeri del partito simili a quelli di un prefisso telefonico.

La terza opzione - l’unica che Rossi esclude categoricamente - è fare piedino alla Lega, riavvicinandosi all’area di governo. In fondo Rossi ci ha provato anche prima del 21 ottobre, ma il rancore l’ha allontanato da Fugatti, da altri partiti e, se non dalla realtà, certo dal realismo politico. Per diverse ragioni, quello di oggi, non sarà dunque un “normale” congresso del Patt.

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