Caro Fracalossi, basta con le fusioni!

Caro Fracalossi, basta con le fusioni!

di Arrigo Dalpiaz

Caro Giorgio Fracalossi, leggevo venerdì 29 novembre 2019 su l’Adige, l’articolo: «La Banca Centrale europea spinge per gli accorpamenti. Si va avanti con le fusioni». Quello che dici non è vero, perché gli accorpamenti che hanno fatto in Germania e altri paesi sono stati fallimentari.

La globalizzazione come è stata descritta, predicata e adottata è fallimentare, lo sai anche tu, ma il Trentino è un territorio speciale. Si è fatto tanto con il direttore Mario Sartori per Cassa Centrale, ti prego di salvare la nostra cooperazione, perché è differente dagli altri paesi, è come quella di Bolzano, forse la nostra storia ci racconta ancora di più, i nostri valori, la nostra cultura, le nostre tradizioni. La Cooperazione nel Trentino è stata in questi ultimi 100 anni importante e determinante.

Una forte sinergia lega la Cassa Rurale al territorio e all’intera Comunità. La Cassa Rurale sostiene ancor oggi le iniziative meritevoli di sostegno e protezione, amicizia e rispetto reciproco: questi sono stati obiettivi cardine delle Casse Rurali, volute nei piccoli centri dai Soci Fondatori per supportare economie familiari, agricole e artigiane per gestire risparmi dei propri Soci e mutuarli solamente con iniziative locali e circoscritte al proprio ambito di competenza e dare linfa alle attività e progetti del proprio paese, arricchendo così tutta la Comunità.

Da sempre sono rispettati i valori cooperativi quali: aiuto reciproco, democrazia e uguaglianza, responsabilità sociale e dell’attenzione verso gli altri, educativi e di comprensione, solidarietà e mutualità.
Le Casse sono Istituzioni che meritano rispetto e protezione, una banca differente dalle altre, di cui bisogna essere orgogliosi, che crea e da lavoro alla nostra gente perché da sempre danno garanzia, fiducia, amicizia,serenità: queste erano le Casse Rurali che operavano in Trentino, questa era la Cassa di don Guetti, non filiali con sportelli bancari.

Nel giugno 2016, il direttore della Banca d’Italia filiale di Trento nella presentazione del rapporto «L’economia delle Province Autonome di Trento e Bolzano» ha fatto una panoramica sull’andamento dell’economia reale, le attività produttive, il mercato del lavoro e del credito, la spesa pubblica locale e le principali modalità di finanziamento, gli investimenti dei Comuni e i Bilanci delle Province Autonome di Trento e Bolzano. Il direttore ha messo in evidenza una grande differenza fra Trento e Bolzano, con indici tutti negativi per Trento e tutti positivi per Bolzano. Alla presentazione non c’erano esponenti del mondo politico trentino: forse si sentivano anche loro un po’ a disagio perché i dati sicuramente erano già noti. Questi erano i politici che ci governavano prima dell’attuale legislatura, che avrebbero dovuto, fra l’altro, difendere la Cooperazione in Trentino.

Questi amministratori non hanno mai pensato che si può anche copiare e imparare dall’esperienza degli altri?
Cosi come hanno deciso i politici di Bolzano che hanno raggiunto un accordo importante e che hanno fatto approvare una legge che permettesse che le loro Casse Rurali siano amministrate dalla loro Cassa Centrale “pur rimanendo piccole”.

L’Alto Adige, anche con la legge bancaria, ha dimostrato forza cooperativa e ha saputo autogestirsi, facendosi approvare da Renzi e Padoan una legge specifica per la Provincia Autonoma di Bolzano, che salvaguarda la Cooperazione e tutte le Casse Rurali piccole e grandi. Gli amministratori trentini avrebbero potuto unirsi ai colleghi di Bolzano andando assieme a Roma per fare una legge regionale. Purtroppo, invece di preoccuparsi della cooperazione trentina, abbiamo assistito ad un litigio vergognoso per eliminare il Presidente del Patt che non voleva accordi Patt/Pd, ma voleva difendere il nostro sistema cooperativo.

Il patrimonio della Cassa Rurale non è merce di scambio. Il risparmio di 100 e più anni che è stato costituito come bene comune per combattere la povertà, l’usura e l’emigrazione, che allora era molto diffusa, è un patrimonio da non perdere. Ai nostri Politici, che hanno il controllo delle Casse Rurali, è venuto a mancare il rispetto, la difesa, i valori, la cultura, le tradizioni, accettando e collaborando con il regime romano/Renziano, posizione questa da me non condivisa.
Ogni Cassa Rurale in una Comunità è come una famiglia, piccola o grande che sia, nel proprio territorio.

Vorrei ricordarti: 1) del depliant che ci aveva inviato la Federazione di Schelfi di Serge Latouche prof. emerito di scienze economiche all’Università di Paris-Sud: scrisse quattro capitoli e nell’ultimo disse «se il denaro è nerbo dell’economia, la scomparsa delle Banche locali significa la fine dell’economia locale»;
2) l’invito del prof. Silvio Goglio: Università di Trento – Rurali, si torni all’origine – l’Adige domenica 26 ottobre 2014; 3) quello che è successo con l’ultima fusione di giorni fa è vergognoso ed è una grande perdita per il sistema cooperativo trentino.

Da un sondaggio da me fatto non c’è nessun paese in Trentino, in cui sia stata fatta una fusione che si dimostri soddisfatto, addirittura certi risultano molto insoddisfatti. Pertanto, visto che la Provincia ha voce in capitolo sulle Casse Rurali, chiedo al Presidente Maurizio Fugatti, al Presidente del Consiglio Provinciale Walter Kaswalder e al Vice Presidente competente nel campo della Cooperazione Mario Tonina di difendere i valori cooperativi trentini, la storia, la cultura, le tradizioni, il rispetto e il patrimonio che con grandi sacrifici Soci e Comunità hanno prodotto in questi 100 e più anni.

Purtroppo abbiamo assistito negli ultimi anni allo “sfacelo” del nostro mondo cooperativo, abbiamo visto “affondare” i valori che per tanto tempo sono stati la base ed il vessillo su cui si fondava il nostro operare sul territorio. Abbiamo visto fusioni sollecitate a concludere presto, per rispondere a imperativi giunti dall’alto, senza possibilità di dialogo e confronto. Abbiamo visto una vigilanza della Banca d’Italia che “poneva attenzione” sulle piccole realtà, con la sola preoccupazione di non essere in grado di stare sul mercato. Abbiamo visto casse “portate” alla fusione, anzichè aiutate a risolvere le difficoltà. E nello stesso tempo, le nostre piccole Casse Rurali hanno dato il loro contributo per fare fronte ai “disastri” di banche di ben più grandi dimensioni, come le quattro banche che tutti ricordiamo: Marche, Etruria, Cariferrara, Carichieti e prima ancora situazioni come il Credito Fiorentino. Ed ora la Popolare di Bari. Ed erano le piccole Casse Rurali ad avere problemi di solvibilità? Quelle che hanno sostenuto nel tempo l’economia locale, i piccoli artigiani e commercianti, le associazioni, e tutto quel mondo che ancora oggi costituisce la base sociale delle rurali, ancora in grado di mantenersi radicati al territorio?

Ma dove stiamo andando?
Caro Giorgio, non sei immortale, pensaci bene, siamo sempre piccoli, i piccoli sono sempre indifesi, non preparare un boccone molto prelibato per Milano o Roma.
Mi raccomando basta fusioni!

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