La sfida di Ianeselli e i timori di Fugatti

La sfida di Ianeselli e i timori di Fugatti

di Alberto Faustini

Le elezioni non ci sono ancora state. Va detto a Ianeselli e Valduga, ma anche a molti altri aspiranti sindaci. Il clima, il consenso e l’entusiasmo che accompagnano il debutto dell’ormai ex segretario generale della Cgil trentina e la ricerca del bis del medico roveretano fanno pensare che la strada verso il 3 maggio sia effettivamente in discesa. Ma si sa come vanno le elezioni: gli elettori decidono a chi affidarsi solo pochi giorni prima del voto, spesso influenzati da dinamiche nazionali o da emozioni che poco hanno a che fare con gli accordi presi dalle coalizioni. Dunque, meglio evitare fughe all’apparenza trionfali e solitarie che potrebbero poi trasformarsi, a pochi passi dal traguardo, in volate complicate.

Il centrodestra, in compenso, è a un bivio: potrebbe persino decidere di non correrla, la volata. Mi spiego: di fronte alla ritrovata unità del centrosinistra a Trento e all’ampio consenso che, a Rovereto, non solo sostiene Valduga, ma che ne sposta un po’ il baricentro a sinistra, il centrodestra ha due possibilità. Quella di perdere con onore, con una specie di patto di desistenza non scritto. E in tal caso la scelta cadrebbe su un candidato di bandiera, autorevole ma pronto a perdere senza doversi poi leccare le ferite. O quella di cercare di vincere, scegliendo un candidato di punta ma rischiando - in caso di sconfitta - di bruciare il prescelto e di indebolire la stessa coalizione.

C’è anche una terza possibilità, a Trento: quella di puntare su un candidato come l’ex senatore Sergio Divina, che ha le caratteristiche tipiche della “bandiera” destinata a perdere bene, ma che potrebbe invece, vincendo, creare più di un grattacapo a Fugatti. Un Divina sindaco di Trento - pur ottenendo un risultato storico per tutta la coalizione, esito quasi rivoluzionario in una città che non ama i cambiamenti repentini - farebbe infatti ombra al presidente della Provincia. E Fugatti, pur non ricordando esattamente Churchill, oggi è un leader indiscusso che preferirebbe non far risorgere compagni di viaggio potenzialmente autorevoli come o più di lui. E questo è uno dei grandi temi dell’imminente campagna elettorale nel capoluogo: Ianeselli ha infatti prima di tutto questo compito. Quello di essere un leader alternativo a Fugatti. Benché la muraglia di Trento, numeri alla mano, abbia retto anche all’urto degli ultimi voti, la sua elezione rappresenterebbe un nuovo inizio, una sorta d’inversione di tendenza, una rivincita, una riscossa. E, se avrà la capacità di dialogare fin d’ora ad esempio con il sindaco di Bolzano, anche uno spostamento del baricentro: verso il Nord originale anziché verso il Veneto omologato. Valduga cerca invece un miracolo tutto diverso: una riconferma che da parecchi anni Rovereto si scorda. I presupposti ci sono tutti. Ma in politica nulla è scontato. E si vota il 3 maggio. Fra una vita.

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