L'Euregio c'è, la Regione no

L'Euregio c'è, la Regione no

di Giacomo Santini

E allora "regioniamo" caro Direttore.
La sua felice provocazione mi ha fatto andare a cercare in uno scaffale che pensavo ormai consegnato alla polvere, vecchi documenti che riaprono una ferita mai completamente rimarginata.

E cioè l'inversione statutaria di poteri e competenze tra la Regione Autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol e le due provincie autonome di Bolzano e Trento.
Come consigliere regionale, per soli tre anni ma intensi, mi scagliai più volte contro la progressiva spogliazione della Regione delle competenze più significative distribuite alle due province, fino all'attuale stato di ente in coma vegetativo, in quanto ad importanza e funzionalità.

Nessuno si offenda ma i sostenitori di quell'operazione geopolitica non furono certo illuminati né lungimiranti e le profonde differenze da Lei evidenziate nell'articolo ed evidenti nei rapporti di tutti i giorni, dimostrano che mentre l'Alto Adige/Südtirol seppe trarre da quel passaggio nuovo slancio verso nord e verso sud, il Trentino si limitò a crogiolarsi in quella che riteneva una conquista di autonomia totale ma che divenne causa di isolamento e ritardo.
Ebbi modo di evidenziare il grave danno provocato dalla soppressione dell'entità regionale come deputato al Parlamento Europeo quando andavo ad assistere alle assemblee del Comitato delle Regioni, costituito nel 1994 per dare voce a tutte le realtà regionali europee, nelle sedi comunitarie.
In quei dibattiti emergeva non chi gridava più forte ma chi, anche voce bassa, poggiava le sue argomentazioni su una massa critica composta dal numero di abitanti e dal prodotto interno lordo.

In quegli anni venivano alle assemblee del Comitato delle Regioni i presidenti Durnwalder e Andreotti i quali rappresentavano rigorosamente le loro realtà provinciali, vale a dire, come massa critica, circa mezzo milione di abitanti ciascuno. Insignificanti a confronto con quelle della Baviera, della Catalogna o della Loira che, nelle scelte, prevalevano regolarmente.
L'unica azione comune fu la creazione dell'ufficio di lobby territoriale a Bruxelles che però, in un impeto di euforia autonomistica, definirono "rappresentanza diplomatica" facendo scoppiare un ciclone a Bruxelles e a Roma.

Vengo all'Euregio per dire che, anche se a settori, esiste. Innanzitutto bisogna sottolineare che non si tratta di un'iniziativa scaturita dai tre territori dell'antico Tirolo, ma dall'esecuzione di un'iniziativa comunitaria definita "Interreg", varata una ventina di anni fa nelle regioni europee a cavallo dei vecchi confini nazionali.
Attualmente sono una trentina le Euroregioni riconosciute e finanziate da fondi comunitari e tra queste c'è l'Euregio che comprende Trentino, Alto Adige/Suedtirol e Tirolo.
Il «Tour of the Alps», corsa ciclistica in cinque tappe per corridori professionisti, figlia del Giro del Trentino, è un progetto concreto di cooperazione transfrontaliera nell'ambito dell'Euregio. Essa è sostenuta dai tre enti di promozione turistica territoriale: Tirol Werbung di Innsbruck, IDM Bolzano e Trentino Marketing. Io ho l'onore di essere Presidente di tale iniziativa in quanto l'organizzazione è affidata al Gruppo Sportivo Alto Garda che per quarant'anni gestì il Giro del Trentino.


Dal 2017 il «Tour of the Alps» si è conquistato un posto di rilievo tra le corse a tappe mondiali grazie ad un apparato gestionale che vede coinvolti concretamente i tre enti di promozione turistica ed il G.S. Alto Garda con riunioni che si tengono alternativamente ad Innsbruck, Bolzano, Trento ed Arco.
Da quattro anni questa cooperazione transfrontaliera ha creato rapporti concreti ed ha prodotto un'immagine nuova e moderna di una corsa ciclistica legata a tre territori che hanno radici comuni per storia, cultura, lingua e passione per lo sport.
Ma ciò che più conta, uniti anche dalla politica in quanto dal 2016 ad oggi, pur in un quadro politico mutato e nell'avvicendamento di nuovi leader, ad Innsbruck, Bolzano e Trento, tutti hanno identificato in questa cooperazione uno strumento di crescita di un sentimento di comunione territoriale ben più importante di una vittoria partitica o sportiva.

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