Un "primato" di cui non c'è da vantarsi

Un "primato" di cui non c'è da vantarsi

di Alberto Faustini

Ha molti primati, questo territorio. Ma non di tutti c'è da andar fieri. Un dato emerso nelle ultime ore, ad esempio, mette i brividi: nel mondo sanitario solo sei persone su dieci si sono dette pronte a farsi vaccinare contro il Covid-19. In Toscana, ad analogo sondaggio, hanno detto un forte «sì» 128.547 dei 130 mila soggetti che operano negli ospedali e nelle case di riposo. I conti sono presto fatti: adesione al 99 per cento in Toscana, al 60 per cento in Trentino e in Alto Adige. Abbiamo dunque un problema. Se quattro sanitari su dieci non vedono di buon occhio l'idea di vaccinarsi, come si può pensare che il resto della popolazione aderisca in massa alla grande "operazione vaccino" che oggi finalmente partirà?

Qui si deve combattere con una mentalità, ancor prima che con un virus. La mia generazione è cresciuta, come dire, senza dibattito: un giorno, a scuola, ti mandavano in un'aula dove un sanitario ti avrebbe fatto il vaccino. Punto. Non era solo obbligatorio. Era dovuto, per non dire scontato. I genitori non si improvvisavano virologi, non pensavano che quell'operazione fatta in un'aula della scuola con grande disciplina - e persino con la sensazione di fare qualcosa di eroico, per salvarsi e salvare gli altri - fosse un complotto ordito da chissà quale potere occulto.

Il vaccino era una risposta, non un grande punto di domanda. Tutti, anche se non avevamo esattamente l'età della ragione, sapevamo che i benefici sarebbero stati di gran lunga superiori rispetto alle famose controindicazioni: ci bastavano un paio di nozioni di matematica per capire come le percentuali di rischio, pur presenti, fossero prossime all'irrisorio. In Alto Adige sull'"irrisorio" si costruisce invece un "movimento". Pensavo che il Trentino fosse diverso. E invece questa regione - anche in tempi in cui alcune malattie rischiano di tornare e altre di sfondare, trovando "porte immunitarie" aperte - resta quella con la copertura vaccinale più bassa d'Italia, con percentuali che ricordano quelle di Austria e Svizzera e che ci allontanano di molto, per dire, dalla Sardegna (il 97,5 per cento degli operatori sanitari ha già aderito), dalla Campania (si parla di un novanta per cento di adesioni), dall'Emilia Romagna (94%) o dal Veneto (95%).

Commentando i dati, il ministro Speranza - un nome, uno stato d'animo - ha ricordato una cosa persino banale: «Gli italiani guarderanno molto ai medici». Se sarà così, da queste parti potrebbe vaccinarsi un abitante su due o poco più. Il che vuol dire che correremo il rischio di essere la zona più pericolosa d'Italia, quella dove il Covid-19 girerà ancora quasi indisturbato. Qui non serve solo una grande campagna informativa da parte della Provincia. Qui serve cambiare mentalità. C'è una evidente emergenza culturale. E va affrontata.

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