San Silvestro, il santo degli eremiti e dei paesi sperduti

Sono rare le comunità del Trentino che hanno intitolato una chiesa o una cappella al Papa che dovette affrontare le ingerenze imperiali. La curaziale di Lenzumo e un capitello, in val di Concei (laterale della Val di Ledro); la cappella-romitorio di S. Silvestro e S. Giacomo sul monte Velo; la cappella di S. Silvestro al Marter di Roncegno e la cappella-santuario sul Totoga, tra il Primiero e il Vanoi ALBERTO FOLGHERAITER

I noltre, a Caldonazzo, un capitello è legato a un voto comunitario della fine del Settecento e c'è un capitello del 1489 dedicato a S. Silvestro che fu costruito nel Lomaso. In Alto Adige, S. Silvestro è considerato protettore contro i ladri e non è raro trovare la sua immagine su un quadro appeso sopra la porta di casa. *** Val di Ledro: un sindaco, un parroco, undici chiese, undici cimiteri e ventidue sagre. Non sarà la più importante ma, il 31 dicembre, la ricorrenza di S. Silvestro accende i riflettori su Lenzumo, un villaggio della Val di Concei, tributaria della Val di Ledro. S. Silvestro, infatti, è il titolare della chiesa che fu costruita nel XIV secolo, poi demolita, ricostruita in altro luogo fra il 1753 e il 1760, consacrata nel 1768. Fu elevata a curazia nel 1676. Già la notte di Natale, da Lenzumo ha preso le mosse una fiaccolata dei giovani della valle. Oggi, alle 19, don Giampietro Baldo canta il Te Deum nella chiesa del paese. Non solo per i 250 abitanti di Lenzumo, ma per le 5.500 anime di quello che dal 1° gennaio 2010 è il comune unico di Ledro. Un'intera valle, con lungimiranza e sano pragmatismo, il 30 novembre 2008 aveva scelto di fondere gli undici campanili in un solo ente amministrativo. Sono rimaste, tuttavia, undici chiese con undici cimiteri e ventidue sagre. Già, perché da queste parti ogni paese ha la sagra invernale e quella estiva. A Lenzumo, dove il patrono è per l'appunto S. Silvestro, la comunità fa festa soprattutto la terza domenica di agosto. È la ricorrenza della «Madonna della Cintura», tratto distintivo degli Agostiniani che portano una cintura di cuoio. Quel giorno sono bolliti i «caponècc», tipiche polpette di verdure e salame, si fa l'albero della cuccagna e si pesa «el rugànt». A proposito del quale, il maiale s'intende, il 17 gennaio, a Biacesa, i 250 abitanti celebrano il patrono S. Antonio, quello del porcellino. E dopo la messa delle 10, vien data ai partecipanti una pagnotta. Stessa distribuzione di pane, il primo venerdì dell'anno (nel 2011 il 7 gennaio), avviene a Bezzecca giusto un lascito testamentario di Giacomo Cis. Costui progettò e sostenne i lavori per la costruzione della strada del Ponale. L'opera, avviata il 1° febbraio 1848 e conclusa nel 1851, pochi giorni dopo la morte del suo ideatore, tolse la val di Ledro dal secolare isolamento con l'alto Garda. Per restare nell'Alto Garda, c'è un altro luogo di culto (sia pure in condominio con S. Giacomo) dove, per secoli, fu venerato S. Silvestro. È l'antico romitorio a metà strada fra Bolognano e il Velo, struttura incastonata nell'ampia prateria che domina i boschi dell'Oltresarca. La prima notizia documentata è del 1288 quando Albertino, monaco a S. Silvestro, acquistò un pezzo di terra per sette lire veronesi. Cinquant'anni dopo (21 maggio 1336) della custodia e dei proventi fu investito Delaito da Semonte, il villaggio sulle pendici dello Stivo che sarà sepolto e cancellato da una frana nella prima metà del XV secolo. Con lo sfruttamento dei possedimenti legati alla cappella, Delaito avrebbe dovuto provvedere, tra l'altro, un degno pasto per l'arciprete di Arco e i suoi accompagnatori nelle due ricorrenze di S. Silvestro (31 dicembre) e di S. Giacomo (25 luglio). L'impegno della messa sulla montagna fu reiterato dai visitatori vescovili (1581): «Il giorno di santo Silvester, che vien al'ultimo Dezember, debbono andar a cellebrar una messa alla chiesa de S. Silvester su a mezzo monte de Oltrasarcha». La cappella ebbe vari eremiti quali custodi. Nel frattempo, il titolare dell'ultimo giorno dell'anno è stato soppiantato da S. Giacomo. Il 1° maggio i confratelli del Corporis Christi andavano pellegrini fin sul monte. Al termine del rito si procedeva alla distribuzione del pane. Il pane era impastato con la farina raccolta durante la questua degli eremiti tra i contadini della piana del Sarca. Anche nel Lomaso c'è una cappella dedicata a S. Silvestro. Costruita nel 1489, restaurata nel 1768, secondo Beppino Agostini dovrebbe trattarsi di una delle più antiche chiese del Trentino. Nel 1946 «in seguito a un voto fatto durante la guerra dalla parrocchia di Vigo Lomaso di trasformare l'antica cappella in santuarietto da dedicarsi alla Madonna di Fatima, si iniziarono i lavori di ampliamento del piazzale con la costruzione di un muro di contenimento». Vennero alla luce frammenti di pietra con fregi e ornamenti di epoca longobarda. Ha una pala d'altare, in cattivo stato di conservazione, con S. Silvestro, S. Lorenzo e la Vergine, eseguita da Giovanni Ligozza e datata 1567. *** Il 31 dicembre e il 1° maggio alla cappella di S. Silvestro, sul monte Totoga, si danno appuntamento le comunità della valle di Primiero e del Vanoi. A fine d'anno sono alcune centinaia i devoti che dal passo della Gobbera camminano per circa un'ora nella neve, lungo un sentiero millenario, fino alla cappella costruita nel XIV secolo. In una lettera del 1 agosto 1928 si ricordava all'Ordinario diocesano la genesi del culto: «La venerabile chiesa di S. Silvestro sul colle Totoga [fu] eretta anticamente da queste Comuni di Primiero e Canale [S. Bovo] per divozione a questo gran Santo a motivo che in queste due Vallate non maturava in allora il sorgo; e dopo che fu eretta la chiesa e stabilita la divozione a questo santo Pontefice […] è tradizione costante che da quell'epoca in poi il sorgo, e le frugi [biada e legumi] di queste campagne, maturarono sempre a perfezione; e in quegli anni che il sorgo non maturava a perfezione in questi luoghi, non veniva a perfezione nemmeno negli altri megliori luoghi di questa Diocesi». A S. Silvestro la popolazione del Primiero si era votata già prima del 1344. Dall'alto delle forre dello Schenèr, la cappella domina l'intera valle di Primiero. È l'unico «santuario» che si raggiunge ancora rigorosamente a piedi. Tutti gli altri hanno ottenuto la strada. A lla cappella di S. Silvestro riferiva (1726) l'arciprete Giuseppe Mosconi da Mezzano «si va nel giorno del santo patrono (31 dicembre) a celebrare la messa, e in ogni mese d'estate si va con la processione, e la messa è per conto di questa Magnifica Comunità». Nel dicembre 1828, il decano di Primiero scriveva al vescovo-principe di Trento: «Dico che a questi giorni il concorso alla cappella di S. Silvestro, nelle poche giornate in cui essa si apre, è scarsissimo; che questo concorso è composto nella massima parte da giovani e zitelle, mossi dal special titolo della divozione a S. Silvestro per formare i loro appuntamenti e che quindi più che del bene, maggiore assai n'é il male che ne danno da una tal pretesa divozione». Accanto alla cappella sul Totoga dimorò l'unico «fratello del bosco» del quale si ha notizia, Cristoforo Segheta (Segatta) da Vigolo Vattaro, vissuto nella seconda metà del XVI secolo. Furono numerosi, invece, gli eremiti che custodirono la cappella di S. Silvestro, lungo il Brenta, al Marter di Roncegno. Vi visse uno dei pochi solitari che la storia tramanda come un sant'uomo. Si chiamava Domenico Pellauro, custodì fedelmente quel luogo per quasi quarant'anni: dal 1602 al 1640. Quando morì, le genti della Valsugana andarono pellegrine al Marter e ognuno cercò di portarsi via un pezzetto di saio di quel sant'uomo, al punto che se non si fosse frapposta la forza pubblica - scrisse il Bertondello, cronista del tempo - Domenico Pellauro «nella tomba sarebbe ito quale uscì dal ventre materno». Un dipinto che raffigura l'eremita Pellauro, opera di Leonardo Campochiesa (1888) fu eseguito in occasione del restauro della cappella. Tal restauro fu eseguito «dal popolo di Marter» su ispirazione di don Luigi Schmidt «curato amatissimo zelantissimo» come si legge su una lapide murata sopra la porta d'ingresso. La popolazione del Marter vi va in precessione, tra i campi, il pomeriggio del 31 dicembre. A proposito di devozioni, va segnalato il voto della comunità di Caldonazzo seguito al disastro sfiorato la sera di S. Silvestro del 1788 quando un incendio minacciò di devastare l'intero paese. Il 2 gennaio 1789, nella corte di Caldonazzo, fu pronunciato un voto solenne: «Questo voto consiste che, appunto ogni anno, nel giorno di S. Silvestro sia in Caldonazzo cantata la Messa coll'esposizione del SS.mo Sagramento». Un tabernacolo, in via 4 Novembre a Caldonazzo, ricorda ancora la «grazia ricevuta».

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