Cade in gara e rischia di affogare: biker salvato dal compagno di team
È una storia a lieto fine, quella di Stefano Campi. Biker amatoriale trentino, 45 anni, Campi domenica scorsa ha rischiato di affogare, dopo essere finito in un torrente mentre stava affrontando la ValdiNon Bike, gara di mountain bike di 43 km con partenza ed arrivo a Cavareno, prima tappa del circuito Trentino Mtb.
Una vicenda che poteva concludersi nel dramma, ma che fortunatamente ha avuto diverso epilogo grazie al tempestivo intervento di un compagno di squadra, che ha avuto l’accortezza e la prontezza di mandare al diavolo tempi e classifiche per soccorrerlo.
Ora Campi si trova in un letto dell’ospedale Santa Chiara di Trento, in attesa di essere operato alla clavicola, intervento a cui ne seguirà poi un altro, per rimediare ad una lesione, fortunatamente lieve, alla prima vertebra cervicale.
Insomma, come si può ben comprendere, se l’è vista brutta: «E tutto per una grossa sciocchezza da parte mia», ci ha raccontato dal letto d’ospedale lo stesso Campi: «Mancava poco al traguardo e il percorso proponeva l’attraversamento di un ponticello su un torrente. Ma, preso dalla gara, ho deciso di “tagliare”, tentando il guado per risparmiare così, pensavo, qualche secondo. E tutto è successo non appena sono entrato in acqua».
Dopo neppure un metro nel letto del Rio Linòr, infatti, la ruota anteriore della mountainbike di Campi si è bloccata, forse a causa di sassi sommersi non visibili dal pelo dell’acqua, forse a causa di una buca tra gli stessi massi. Il 45enne è stato così violentemente sbalzato di sella ed è «volato» in acqua, finendovi dentro di faccia.
Sfortuna ha voluto che - nonostante il casco ben allacciato - non solo Campi abbia rimediato diversi violenti colpi al capo, ma sia pure finito a faccia in giù in una pozza d’acqua vicino alla riva opposta del rio.
«Ero intontito dalle botte e sono riuscito a rialzare il capo un paio di volte, poi ho sentito le forze venir meno e sono tornato con il viso nell’acqua. Poi, non ricordo più nulla, se non quel braccio che di colpo mi ha risollevato dall’acqua».
Il braccio era quello di Valentino Nave, altro biker, compagno di squadra di Campi nel team Brao Caffé - Unterthurner, che è passato di lì pochi istanti dopo: ha provato a gridare al 45enne se andasse tutto bene, ma non appena ha notato che non riceveva alcun cenno, si è subito fermato, scendendo di sella il più velocemente possibile e correndo in acqua.
«Mi ha tirato su e ho così potuto riprendere a respirare: senza il suo intervento sarei rimasto in acqua semisvenuto, affogando in quella pozza. Ero tutto dolorante, ma almeno stavo di nuovo respirando».
Poi, anche con l’aiuto di altri concorrenti fermatisi una volta capito che l’incidente era qualcosa di serio, sono stati chiamati i sanitari presenti a copertura della manifestazione e Stefano Campi è stato trasferito all’ospedale di Cles.
Da dove, l’altro ieri, ha raggiunto l’ospedale Santa Chiara: «Valentino (Nave, ndr) l’ho già chiamato e ringraziato. Dire che gli devo la vita non è un’esagerazione ma la semplice verità. Ora mi attende un lungo periodo di pausa, per almeno due tre mesi dovrò rimanere a riposo con un tutore. Diciamo che la stagione è finita, ma forse anche la mia avventura in sella. Mi è sempre piaciuto pedalare, lo faccio da quando ho 8 anni, ma credo che episodi del genere siano un campanello d’allarme: se, preso dall’agonismo, ho rischiato la pelle, forse vuol dire che con le gare è meglio chiudere, nonostante volessi andare avanti fino ai 50 anni».