Omicidio Pasolini e misteri: archiviata la nuova inchiesta

Il gip di Roma ha archiviato l’inchiesta sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, morto all’Idroscalo di Ostia il 2 novembre 1975. Il giudice delle indagini preliminari, Maria Agrimi, ha così accolto la richiesta sollecitata dalla Procura nel febbraio scorso.

«Non nascondiamo - dice Stefano Maccioni, legale di Guido Mazzon, cugino di Pasolini ed unica persona offesa nel procedimento - una certa amarezza in relazione alle motivazioni addotte dal giudice a sostegno dell’ordinanza di archiviazione. Ancora una volta si è persa l’occasione per indagare sul vero movente di questo omicidio».

Sulla morte del celebre intellettuale, poeta, scrittore e regista, fin da subito si sono rincorse varie ipotesi che escludevano quella di un semplice delitto «casuale».

«La novità rispetto al passato è quella di aver riconosciuto la presenza di altre persone, oltre a quella di Pino Pelosi, sulla scena del crimine», ha detto l’avvocato Stefano Maccioni, legale di Guido Mazzon, cugino di Pasolini ed unica persona offesa nel procedimento, commentando l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Pasolini.
La Procura, infatti, ha disposto una serie di accertamenti scientifici sui reperti grazie ai quali è stato possibile identificare cinque profili genetici però non attribuibili.

Pino Pelosi (Roma, 1958) è l’unico condannato, con sentenza definitiva, per l’omicidio. In libertà condizionata dal 1983, ma poi con nuovi guai giudiziari legati a varie ipotesi di reato (rapina, spaccio di droga), Pelosi dieci anni fa affermò in tv, sulla Rai, di non essere colpevole (come disse invece confessato in sede processuale) e attribuì la mortale aggressione a tre sconosciuti che si accanirono brutalmente contro Pasolini.

Pelosi giustificò la reticenza, perpetuata fino al 2005, dicendo di essere stato minacciato di morte (lui e la famiglia) dagli assassini del poeta.

Oggi Pelosi, dopo aver scontato un periodo di affidamento ai servizi sociali, è di nuovo un uomo libero.

Sullo sfondo della riapertura dell’inchiesta c’era appunto il tentativo di verificare la veridicità di questa ricostruzione alternativa. Ma evidentemente gli inquirenti si sono arresi di fronte alle difficoltà a individuare elementi sufficienti a sostegno della nuova ipotesi.

«È assolutamente scandaloso che oggi, dopo 40 anni dalla morte di Pasolini, il processo si concluda con un nulla di fatto, senza colpevoli e con una archiviazione. Come ucciderlo due volte», afferma la deputata di Sel Serena Pellegrino commentando l’archiviazione dell’ultimo processo sulla morte di Pasolini.

Sel presenterà nei prossimi giorni una proposta di commissione d’inchiesta parlamentare «per accertare definitivamente, e in modo chiaro, la verità su quella notte del 1975. Lo dobbiamo a Pasolini», conclude Pellegrino.

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