Torre Vanga e sicurezza, i cittadini vanno in procura: «Siamo in pericolo»
Residenti e operatori che vivono e lavorano nel quadrilatero che ricomprende piazza Santa Maria, vicolo San Giovanni, vicolo Orsoline, via Orfane, via Cavour, via Roma, piazza Portela, largo Da Vinci e via Prepositura, sono in una situazione di «possibile grave rischio per l’incolumità fisica e psichica». La denuncia è contenuta nell’esposto depositato ieri mattina in procura dall’associazione «Rinascita Torre Vanga» e corredato da ben 440 firme.
«Mercoledì lo abbiamo presentato all’assemblea di quartiere - sottolinea il presidente dell’associazione, Franco Dapor - e nel giro di due giorni abbiamo raccolto 440 firme di residenti, lavoratori, persone che conoscono la nostra situazione, operatori e anche cittadini stranieri». Nelle quattro pagine destinate al procuratore della Repubblica, l’associazione denuncia il «degrado umano e materiale» della zona. «Rispondiamo ad una richiesta di chi ci sostiene da tempo - spiega l’avvocato Paolo Frizzi, uno dei soci fondatori e fiduciario legale - Il Trentino medio, se può, non mette fuori la testa dalla porta, ma la situazione in questo caso è diventata talmente grave che è scattata la volontà di lotta». Sfociata, tra l’altro, nella contestazione di sabato scorso al sindaco Andreatta, in occasione dell’inaugurazione della piazza di Santa Maria Maggiore, segnata peraltro da un’aggressione avvenuta poco prima. «E non so da quanto tempo fosse che non si assisteva alla contestazione di un sindaco a Trento», osserva Frizzi.
Segno che la misura è colma. Il primo cittadino, in quella sede, ha assicurato il proprio impegno e mercoledì il Comitato per l’ordine e la sicurezza ha accolto la sua richiesta, ovvero quella di garantire un presidio (più o meno permanente) in piazza Santa Maria e nelle vie limitrofe per contrastare spaccio, degrado, prostituzione, danneggiamenti, risse e aggressioni. Ma dopo avere segnalato al sindaco, al questore e alle forze dell’ordine la situazione di «disagio e rischio concreto per chi abita lì», l’associazione ha deciso di coinvolgere anche la magistratura, anche a fronte del clima vissuto dai residenti, con «minacce grave e palese di morte», vissuta in prima persona dallo stesso Dapor. Per questo nell’esposto si parla apertamente di una situazione di rischio.
«Tanti - si legge - sono gli episodi di intimidazione che hanno avuto quali involontari protagonisti esponenti, residente ed esercenti per il solo fatto di avere verbalmente stigmatizzato tali “intemperanze”, o solamente per avere guardato in tralice tali figure». La zona, infatti, appare ostaggio di soggetti criminali che puntano a controllarla: «Il metodo apertamente adottato da tali soggetti è diretto in modo non equivoco a ottenere, con metodi aggressivi, minacciosi e intimidatori, il controllo operativo del territorio in cui operano nelle condotte illecite, con accettazione da parte di tutti obtorto collo». Ma il timore dei residenti è che, alle minacce, possa aggiungersi qualche passaggio «alle vie di fatto». Da qui la scelta di presentare un esposto per denunciare «l’urgenza criminalità». «Vedremo se e cosa deciderà di fare la procura. Diversamente - osserva Frizzi - questo resterà come una pietra migliare. Se dovesse, e non si voglia, accadere qualcosa di grave, non si potrà dire che non è stato detto. Noi abbiamo agito per senso di responsabilità civica».