In tribunale dipendente licenziato dalla Famiglia cooperativa
Licenziato e ora a processo con l'accusa di furto aggravato: è accaduto ad un macellaio ex dipendente della Famiglia cooperativa di Povo. L'uomo - stando all'accusa - avrebbe avuto il "vizietto" di fare la spesa senza però pagare, in questo modo si sarebbe appropriato di merce per 300-400 euro mensili. L'imputato però nega ogni addebito e sostiene di essere finito nel mirino per l'ostilità di alcuni colleghi e per la sua attività "scomoda" di delegato della Cgil.
È dunque un caso delicato e ancora tutto da valutare quello finito di fronte al Tribunale di Trento chiamato ad esprimersi su due fronti diversi, ma legati tra loro: procedimento penale e causa di lavoro. Il processo si è aperto nei giorni scorsi ed è poi stato rinviato a novembre per l'istruttoria con i primi testimoni (sono citati numerosi dipendenti della coop). L'imputato è difeso dagli avvocati Mario Murgo e Sonia Guglielminetti. Nel processo è costituita parte civile, attraverso l'avvocato Nicola Stolfi, anche la Famiglia cooperativa di Povo che chiede il risarcimento dei danni.
L'imputato è accusato di aver rubato merce presso il supermercato di Piazza Manci, a Povo, dove era dipendente del reparto macelleria. Pare che a spingere la coop a fare accertamenti sul proprio dipendente siano state le lamentele di alcuni colleghi stufi di vedere il macellaio che durante l'orario di lavoro, e con cadenza quasi quotidiana, prelevava merce in vendita che poi non pagava. Pare inoltre che quando veniva ripreso, l'uomo rispondesse in modo aggressivo. Coloro che avevano segnalato il presunto furto indicavano anche con precisione date e orari dei "prelievi". Sulla base di queste indicazioni, la direzione visionava le registrazioni delle telecamere dell'impianto di videosorveglianza. Nei video si vedeva effettivamente l'imputato che prelevava alcuni prodotti. Secondo l'accusa, in questo modo il macellaio faceva una «piccola spesa quotidiana», composta prevalentemente da confezioni di affettati e formaggi, frutta e verdura, scatolame, confezioni di doccia-schiuma alimenti per animali. Secondo la parte civile il furto sistematico di merce sarebbe andato avanti per alcuni mesi per un danno stimato poco inferiore ai 5.000 euro.
Poi ci sarebbe un ulteriore danno causato alla cooperativa per il mancato svolgimento della propria opera (visto che in più occasioni l'imputato si sarebbe assentato per fare la spesa gratis) e il danno per il clima di tensione che si sarebbe creato all'interno del supermercato di Povo a causa di scontri verbali con altri dipendenti.
Sin qui sono le contestazioni di accusa e parte civile, che l'imputato respinge con decisione. Secondo la difesa il macellaio, che tra le sue incombenze aveva anche quella di preparare piatti pronti, per cucinare aveva bisogno di ingredienti freschi, come verdure o prosciutto, merce che prelevava dal supermercato non per portarla a casa, ma per preparare le pietanze da vendere (circostanza che, però, alcuni colleghi negano). Non ci sarebbe quindi alcuna prova del furto visto che mai l'imputato è stato fermato con merce non pagata.
Il macellaio è stato in seguito licenziato, provvedimento che la difesa ha impugnato. La causa di lavoro è pendente di fronte al Tribunale. Il lavoratore anche in questa sede contesta le accuse e sostiene di essere sotto attacco per la sua attività di delegato sindacale della Cgil.