Morsi e botte al marito donna finisce a processo
Schiaffi, pugni, spintoni e persino morsi. Non è la descrizione di una rissa, ma la deriva - a dire poco burrascosa - di una relazione naufragata dopo dieci anni di matrimonio. Questa volta, ad alzare le mani - stando all’accusa - sarebbe stata la moglie, imputata per violenza privata, danneggiamento e lesioni personale aggravate.
Che la fine di un amore possa sfociare in tensioni e litigi non è purtroppo fatto raro, ma in questo caso, secondo quanto emerge dal capo di imputazione, la donna - una 39enne trentina - avrebbe superato il confine del dissenso verbale, per passare letteralmente alle mani. I fatti oggetto del procedimento penale sono successi tra il gennaio e l’aprile 2013. La donna è accusata di avere causato al marito «lesioni personali - non sempre refertate - in diverse occasioni, spingendolo, mordendolo e colpendolo con schiaffi, calci e pugni in varie parti del corpo». La deriva penale della frattura amorosa, come detto, si inserisce nell’ambito di una separazione, evidentemente non facile e, forse, resa ancora più complicata dalla presenza di due figli.
Tre, in particolare, gli episodi di cui è chiamata a rispondere e per i quali la vittima ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari e si è fatta dunque refertare. La prima discussione, poi degenerata, sarebbe successa il 27 gennaio. Sempre secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la donna avrebbe colpito l’uomo al punto da causargli un ematoma intercostale. In aprile, il giorno 10, una nuova lite. In quel caso la donna avrebbe cercato di impedire che il marito si allontanasse con la propria automobile e gli avrebbe pure danneggiato lo specchietto del veicolo. Non solo. In quella circostanza il marito, evidentemente deciso a dimostrare le angherie subite dalla donna che un tempo lo amava (o che forse non voleva rassegnarsi alla fine dell’amore) aveva cercato anche di riprendere quanto stava accadendo con il telefono cellulare. Ma la donna - secondo l’imputazione - gli aveva strappato l’apparecchio.
Nella concitazione del momento, per evitare che quella scena si consumasse davanti ai bambini, l’uomo avrebbe cercato di allontanarsi. Ma la donna lo avrebbe inseguito, aggredendolo nuovamente con sberle e calci. In particolare uno schiaffone assestato all’orecchio, come emerge da un referto, gli aveva provocato la perforazione di un timpano. Una lesione grave, con una prognosi di guarigione di oltre un mese. Infine, la donna avrebbe cercato di inseguire l’uomo anche mentre si allontanava in automobile, scagliando contro il cofano un sasso. Insomma, un quadro di contestazioni pesante, sul quale ora dovrà esprimersi il giudice del Tribunale.