Boicottaggio dei prodotti turchi Il «Bruno» apre la campagna
Gli attivisti del centro sociale Bruno questa mattina hanno aperto la campagna di boicottaggio rivolta alla Turchia, un’iniziativa a livello nazionale che rientra nell’ambito delle denunce internazionali verso il comportamento dello Stato guidato dal presidente Erdogan.
La campagna a Trento si è inaugurata con un’iniziativa all’Eurospar di via Manci.
«È partita anche a Trento la campagna diturcononcompriamounficosecco “Boicotta la Turchia, boicotta l’Isis, boicotta la guerra», annuncia il centro sociale nel suo profilo Fb.
Ecco il comunicato della campagna
«Da oltre un anno in tanti denunciano la collaborazione e l’aiuto che la Turchia fornisce allo Stato Islamico.
Ormai le prove di questa collaborazione sono inconfutabili ed è emersa negli ultimi giorni anche sui media mainstream: a fronte di questo è arrivato il momento di unire all’opera di denuncia iniziative concrete.
Il ruolo della Turchia negli attuali assetti geo-politici della regione mediorientale è molto ambiguo. Se da un lato infatti lo Stato turco sta rafforzando la propria funzione di avamposto orientale della Nato, partecipando formalmente alla coalizione anti-Isis, dall’altro sta utilizzando questo ruolo per incrementare gli attacchi nei confronti del popolo curdo, che da anni sta lottando per una maggiore autonomia da Ankara e che continua strenuamente la propria resistenza. Un attacco che sta assumendo varie forme, che vanno dal bombardamento costante di postazioni del Pkk, alla pratica dell’assedio delle città attraverso l’imposizione del coprifuoco, al coinvolgimento diretto del governo di Erdogan in sanguinosissimi attentati costati la vita a centinaia di persone, ultima la strage di Ankara del 14 ottobre.
Oltre a colpire il Kurdistan turco, le azioni militari ed il terrorismo di Stato cercano di depotenziare la straordinaria esperienza della Rojava, nel Kurdistan siriano, dove i tre cantoni di Cizre, Kobane e Afrin si sono dichiarati autonomi, stipulando un diverso “contratto sociale”, la Carta della Rojava. Costruito attorno ai quattro pilastri del confederalismo democratico, della centralità del ruolo della donna, dell’autodifesa e della redistribuzione della ricchezza, la Rojava è un modello di democrazia diretta, in cui uomini e donne hanno pari diritti e le risorse della terra sono dichiarati proprietà comune. La Rojava ha fermato non solo l’avanzata militare dell’ISIS, ma ha anche contribuito a smascherare il sistema di potere globale che ne ha garantito la legittimità, diventando così una minaccia diretta agli interessi della Turchia in tutta la regione.
L’Unione europea non solamente rimane in silenzio di fronte al massacro dei curdi ed all’alleanza tra Stato Islamico e Turchia, ma ha investito quest’ultima del ruolo di “gendarme d’Europa”. Lo scorso 29 novembre è stato infatti siglato un accordo tra Unione Europea e Turchia che prevede lo stanziamento di 3 miliardi di euro ad Ankara in cambio della gestione dell’accoglienza e del rimpatrio per tutti quei migranti che, passando dal territorio turco, sono entrati in Europa per chiedere accoglienza e che non hanno ottenuto il diritto d’asilo. L’accordo ha inoltre accelerato i negoziati tra Ankara e Bruxelles per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea.
Se gli appelli non bastano più, come anche le manifestazioni in cui si denuncia il terrorismo di Stato di Erdogan, le realtà di movimento che hanno partecipato all’assemblea “Agire nella crisi, confederare autonomie”” che si è tenuta a Napoli lo scorso 21 e 22 novembre promuovono una campagna dal titolo “Boicotta la Turchia, boicotta l’Isis, boicotta la guerra”. Lo scopo della campagna è quello di agire dal basso per colpire gli interessi turchi, persuadendo quante più persone possibili a non comprare merci prodotte in Turchia, ad interrompere i viaggi turistici, a boicottare le aziende italiane che commercializzano prodotti turchi. Il boicottaggio mira a sostenere tutte le battaglie per la libertà e la democrazia in Turchia, come in altri Paesi.
Tra le principali ditte italiane che utilizzano materie provenienti dalla Turchia c’è la Fatina, uno dei leader nazionali del confezionamento di frutta secca ed essiccata.
In generale il settore della frutta secca (ed in particolare dei fichi secchi) è quello dove maggiormente si concentrano le esportazioni turche. Le principali aziende che commercializzano prodotti in Italia nel settore agro-alimentare sono: Sawa; Gülsen; Talat Elmas; Agrobays; Peyba; Kerevitas. In altri settori le principali ditte sono: Beko (elettrodomestici); Karsan (autoveicoli); Anadolu, Kale (ceramiche); Zorlu (energia).
Inoltre Koc, Yildiz e Dogus sono corporation di livello internazionale che operano in diversi settori e che controllano anche aziende italiane».