Allungata di 3 anni la speranza di vita dei trentini
Se guardiamo la speranza di vita alla nascita, gli uomini trentini hanno fatto registrare, dal 2002 al 2012, il maggior guadagno di vita: 3,2 anni. Anche le donne trentine possono sperare di vivere più a lungo, ma per loro l’incremento di vita è minore: più 1,2. Dunque qualche anno di vita continuiamo a conquistarlo grazie alla prevenzione e alle nuove cure, ma sono soprattutto gli stili di vita che possono modificare tassi e percentuali. Lo rivela uno studio sulla mortalità in provincia del Servizio di Epidemiologia Clinica e Valutativa che ha elaborato i dati dal 2001 al 2012 confrontandoli con i dati nazionali e quelli dei vari distretti provinciali. Ne esce una fotografia dettagliatissima delle patologie che affliggono i trentini, dei loro vizi e delle loro virtù e anche un quadro dei punti di forza e debolezza del nostro sistema sanitario. Lo studio ha analizzato una media di 2.161 decessi all’anno negli uomini e 2.404 nelle donne.
Ma di cosa si muore in Trentino?
Per quanto riguarda gli uomini prima causa di morte sono i tumori (36,9%), poi malattie del sistema circolatorio (35,5%).Per le donne, invece, al primo posto le malattie del sistema circolatorio (45,3%) e seconda causa i tumori (27,3%). In totale circa il 70% delle morti è dovuto a una delle due cause.
Malattie infettive
Rappresentano il 3,1% delle cause di morte a livello provinciale (2% a livello nazionale). Le setticemie sono la causa più frequente e il dato superiore alla media nazionale, deve, secondo gli esperti, portare ad una riflessione soprattutto sull’abbassamento delle coperture vaccinali nell’infanzia e nei giovani adulti e sul problema delle infezioni correlate all’assistenza ospedaliera e legate al fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Non trascurabili, poi, i dati di mortalità legati alle malattie a trasmissione sessuale (sifilide e gonorrea), così come quelli legati alla diffusione dell’Hiv che ha ripreso a crescere.
Tumori
La prima causa di morte per tumore nei maschi è rappresentata dai tumori maligni della trachea, dei bronchi e del polmone (25% a livello nazionale e 20,9% a livello provinciale), mentre nelle femmine la prima causa di morte per tumore è rappresentata dal tumore alla mammella (15,5% a livello nazionale e 15,1% a livello provinciale). Per quanto riguarda le sedi in calo il tasso standarizzato di mortalità per tutte le sedi gastrointestinali.
In aumento, invece, il tasso standarizzato di mortalità per tumori del pancreas e per melanoma maligno cutaneo. Da segnalare un andamento differente, secondo il genere, della mortalità per quanto riguarda le prime vie digestive e il polmone, con una netta riduzione nei maschi rispetto alle femmine, frutto anche del fatto che il vizio sembra essere sempre più radicano nelle donne che negli uomini. Da rilevare anche un continuo seppure lento decremento nella mortalità femminile per tumore della mammella. Malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche. Sono in calo a livello provinciale e in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Per quanto riguarda le emergenze mondiali, come diabete mellito e obesità, la provincia di Trento presenta valori di prevalenza tra i più bassi tra le regioni italiane, sia negli adulti che nei bambini.
Disturbi psichici
I disturbi psichici rappresentano, nel 2012, il 2,8% delle cause di morte complessive a livello nazionale ed il 3,5% delle cause di morte complessive a livello provinciale. Analizzando le tabelle si nota un aumento molto forte nel tempo e ciò è dovuto in parte al cambiamento nella codifica dei decessi. Rimane il fatto che le stime anche mondiali indicano una forte crescita di questi disturbi. Di particolare peso Alzheimer e demenza. Quest’ultima rappresenta, a livello provinciale, l’89% delle cause di morte.
Traumatismi e avvelenamenti
I traumatismi ed avvelenamenti rappresentano al 2012 il 3,8% delle cause di morte a livello nazionale ed il 3,7% delle cause di morte a livello provinciale. Anche prendendo in considerazione, per il livello provinciale, gli incidenti stradali, emerge un andamento una differenza in base al genere, in riduzione nei maschi ed in aumento nelle femmine. L’entità del fenomeno resta comunque maggiore nei maschi rispetto alle femmine anche se il differenziale, storicamente a favore delle femmine, si riduce nel corso del tempo.
[ladige_embed_file type="pdf"]1019906[/ladige_embed_file]