Nuovo primato della medicina in Italia grazie al roveretano Gino Gerosa
Nuovo primato per il professor Gino Gerosa, cardiochirurgo trentino già da anni autentico simbolo dell’innovazione nel campo della ricerca medica e delle sue applicazioni pratiche. Gerosa, a capo dell’equipe del centro di cardiochirurgia «Vincenzo Gallucci» di Padova, qualche settimana fa ha effettuato per la prima volta al mondo un intervento a cuore battente, senza aprirlo e agendo per via transcatetere.
L’intervento ha permesso di riparare la valvola mitrale di una paziente veneta di settant’anni, affetta appunto da insufficienza mitralica (che si manifesta tramite il reflusso di sangue dal ventricolo all’atrio sinistri) e che ora è già stata dimessa in ottima salute.
«Ora - ha spiegato con giusitificato orgoglio il luminare trentino - possiamo davvero affermare di essere l’unica struttura al mondo ad aver completato - e ad avere soprattutto a disposizione - il ventaglio di tecnologie possibili nel campo della correzione dell’insufficienza valvolare mitralica senza dover ricorrere alla circolazione extracorporea.
Gerosa è nato e cresciuto a Rovereto nell’ottobre del 1957 e, dopo gli studi superiori si è laureato in medicina e chirurgia ll’università di Verona, specializzandosi in cardiochirurgia. Successivamente ha perfezionato la sua preparazione a Londra, sotto la guida di Donald Ross. Rientrato in Italia dopo l’esperienza inglese, ha iniziato a lavorare dapprima presso l’ospedale di Verona, poi all’ospedale di Padova, dove è rimasto e dove è diventato responsabile della sezione di cardiochirurgia al «Centro Gallucci», dipartimento di scienze cardiologiche, toraciche e vascolari, emanazione dell’Università di Padova.
Il centro è intitolato al professore che nel 1985 eseguì il primo trapianto cardiaco in Italia. Il trentino Gerosa nel 2007 - uno dei suoi tanti primati per i quali ha ricevuto numerosissimi riconoscimenti internazionali - ha seguito le tracce dell’illustre predecessore curando il primo trapianto di cuore artificiale. Ora con la sua equipe (nell’intervento a cuore battente sulla paziente settantenne è stato assistito dal cardiochirurgo Andrea Colli, dal cardioanestesista Demetrio Pittarello e dal cardiologo interventista Giuseppe Tarantini) ha un altro obiettivo: «Quello di realizzare, interamente in Italia, un cuore artificiale. Per ora lo abbiamo solo trapiantato, ma vogliamo riuscire anche a crearlo».
L’ennesima sfida per un uomo di scienza che, seppur residente in Veneto da anni è legatissimo alla sua terra d’origine (si definisce «fiero» del suo essere roveretano), che due anni fa - era il 2014 - gli ha tributato un doveroso omaggio nominandolo «Trentino dell’anno».