Villamontagna-Civezzano Sul sentiero chiodi anti-mtb
Più di trecento chiodi disseminati lungo il sentiero che da Villamontagna porta a Civezzano, probabilmente per nuocere ai bikers che lo percorrono.
Sabato mattina, un gruppo di ciclisti del Team Todesco che stava scendendo lungo il sentiero Sat 403, nei pressi delle Cave di Pila, si è imbattuto in un gesto incivile che poteva causare infortuni davvero seri. Nel giro di un centinaio di metri, sulla strada che si snoda nel bosco, erano state sparse, con ogni probabilità intenzionalmente, diverse centinaia di ferri.
«Venti giorni fa, lungo quello stesso sentiero, ho bucato la gomma della mia bicicletta», racconta Ivan Degasperi, 35 anni, ex ciclista professionista con, nel suo palmares, il campionato del mondo di Mtb di Lillehammer e un secondo posto ad Andorra 2015. «È una strada che uso spesso per allenarmi. In quell'occasione avevo fretta, ho visto il chiodo, lo ho spinto più in profondità e ho proseguito il mio giro. Sono cose che possono capitare quando non si pedala sull'asfalto».
Sabato scorso, però, Degasperi ha dovuto fare i conti con un'altra foratura, avvenuta sempre nello stesso punto. «Una volta può capitare. Mi ero detto: «Che sfortuna!». La seconda, sempre con lo stesso tipo di chiodo, nella stessa zona, non poteva essere un caso e così ci siamo fermati per capire meglio».
Assieme ai compagni di squadra, il biker ha cominciato a setacciare il tratto di sterrato e, nel giro di un centinaio di metri, ha recuperato più di trecento pezzi di ferro bruciacchiati, tipo quelli utilizzati per fissare i pellet. «Non credevano ai nostri occhi», ha aggiunto Degasperi, «ne abbiamo trovati cinque pugni e sicuramente ce ne saranno stati altri. Anneriti come erano si mimetizzano molto nel sottobosco».
Per il ciclista il gesto è stato intenzionale, forse una sorta di punizione per chi percorre il tracciato sulle due ruote.
«Quei chiodi non sono caduti dalle tasche di qualcuno: non ci sono campagne vicino. Sono stati sparsi in modo oculato, apposta per causare una foratura. Ma si rendono conto che così qualcuno poteva farsi davvero male? E non parlo solo di ciclisti: il sentiero è molto utilizzato anche per i trekking e quei 15 centimetri di ferro potevano ferire gravemente un bambino».
I problemi di convivenza tra escursionisti e due ruote non è nuovo.
«Abbiamo bonificato un bel tratto di strada, ma sicuramente qualche altro chiodo sarà rimasto quindi invitiamo tutti alla massima cautela», conclude Degasperi.