Ricatto sessuale al suo ex «Ti rovinerò la vita»
Da una semplice conoscenza, da una simpatia, era nato qualcosa più di un’amicizia: si era creata una relazione, cresciuta nei mesi e cercata da entrambe le parti. Uno dei protagonisti, tuttavia, non era certo disinteressato: ha iniziato a chiedere soldi, con richieste via via più pretenziose e sotto la minaccia di rovinare la vita (e la reputazione) all’ormai ex compagno. Finché quest’ultimo non si è ribellato e ha vinto ogni paura, denunciando l’accaduto.
La vicenda è finita ieri davanti al gup Francesco Forlenza. L’imputato, difeso dall’avvocato Giovanna Frizzi, è un trentenne che in questo periodo si trova senza lavoro; la vittima, che si è costituita parte civile, è un impiegato sessantenne di Trento, assistito dall’avvocato Wolfango Chiocchetti. L’accusa, formulata dal pm Marco Gallina, è di estorsione.
I due si sono conosciuti, piaciuti, e hanno iniziato a frequentarsi. Un rapporto fra persone libere e consenzienti, con l’accordo della riservatezza. Ma è su questo punto che ha fatto leva il trentenne quando il compagno ha iniziato ad allontanarsi: sapendo quanto tenesse alla discrezione, l’ha minacciato di sbandierare l’esistenza della loro relazione a conoscenti e, soprattutto a colleghi di lavoro. «Ti rovinerò la vita» continuava a ripetere.
L’impiegato prima ha pensato che si trattasse solo di parole, ma data l’insistenza con cui l’amico chiedeva denaro ha ceduto. Non si era trattato però di un episodio isolato perché il trentenne poco tempo dopo era tornato alla carica. In due anni sarebbe riuscito a spillare parecchio denaro: 5mila euro la somma di cui sarebbe rimasta traccia, ma i soldi ottenuti con il ricatto sarebbero molti di più.
L’impiegato è rimasto per mesi intrappolato nelle sue paure, subendo le minacce e l’atteggiamento aggressivo dell’ex compagno, colpito nell’intimo dalle minacce, nonostante i soldi che periodicamente gli consegnava. In un’occasione il trentenne gli era pure capitato in ufficio. Sarebbe stata quella la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’impiegato a quel punto ha deciso di reagire denunciando tutto ai carabinieri di Aldeno. «È un incubo che dura da due anni» aveva raccontato.
L’udienza è stata rinviata, al fine di definire un rito alternativo per l’imputato. Probabile che si vada al patteggiamento.