Fisco, Dambel tra i comuni più poveri d'Italia Trento invece è il più ricco dell'intera provincia

Trento invece è il più ricco dell'intera provincia

Secondo il Fisco, i più ricchi del Trentino abitano sotto il Nettuno. E' il capoluogo di provincia il Comune in cui nel 2014 (ultimo dato disponibile) è stato dichiarato il reddito più alto, di poco superiore ai 23mila euro di imponibile medio pro capite. La media non è stata dunque calcolata sul totale dei contribuenti, ma sui residenti in generale, inclusi disoccupati, bimbi in fasce e centenari.

In questa speciale classifica, Trento si posiziona al 198esimo posto a livello nazionale. Il Comune italiano più ricco è Portofino, con una media di oltre 51mila euro per abitante.

A confermarsi ancora una volta municipalità più povera del territorio trentino è Dambel, piccolo paese della val di Non in cui la stragrande maggioranza dei residenti è impiegato nel settore agricolo. Ma c'è una novità. Secondo le Finanze, Dambel è infatti l'undicesimo Comune più povero d'Italia, con appena 8.355 euro pro capite di reddito imponibile (ossia prima della tassazione). Il più povero dello Stivale si trova invece in provincia di Como e si chiama Cavargna. Si tratta di un paesino di confine, la cui economia è basata quasi del tutto sul frontalierato e i lavoratori che si recano ogni giorno in Svizzera non denunciano i loro compensi a lavoro in Italia. Ebbene, gli agricoltori di Dambel non si recano al lavoro in Austria, ma il loro reddito sfugge ugualmente al Fisco. Più ricchi sono Sanzeno e Nanno (anche questi Comuni si trovano in Anaunia), che superano la soglia dei 10mila euro a testa e contano un'alta percentuale di coltivatori di mele.

«Il modo migliore per confrontare le disuguaglianze di reddito tra le ottomila realtà amministrative nazionali è quello di fare riferimento ai redditi mediani, ossia il valore riguardante almeno la metà della popolazione» osserva Antonio Schizzerotto, direttore dell'Irvapp (Istituto per la Ricerca Valutativa sulle Politiche Pubbliche) della Fondazione Bruno Kessler. L'esperto fa notare infatti che il valore medio inserito nella classifica dell'Agenzia delle entrate - che pubblichiamo parzialmente - non tiene conto delle cosiddette «code» di reddito più alte: «I ricchi risiedono mediamente a Milano, Torino, Roma e Bologna e non certo in Trentino. Nel capoluogo il settore prevalente è quello terziario del pubblico impiego, e dunque il calcolo medio dei redditi spinge Trento verso la parte bassa della classifica». I Paperoni e i grandi manager non si trovano infatti a Trento, dove hanno sede piuttosto le imprese di dimensioni medio-piccole di carattere individuale, con collaboratori familiari e un numero ridotto di dipendenti.

Se Trento sfiora la posizione duecentesima della classifica, non significa che nella città del Concilio c'è meno ricchezza rispetto ad altri capoluoghi di provincia. «Per capire il grado di benessere economico di un Comune, non possiamo limitarci a studiare il valore medio del reddito disponibile pro capite. I valori medi sono infatti trascinati dagli importi di pochi soggetti che possiedono redditi particolarmente elevati. In secondo luogo, mancano i dati riguardanti la disuguaglianza di distribuzione dei redditi all'interno del contesto locale, e in linea generale in Trentino la maggioranza dei lavoratori hanno un reddito vicino a quello medio» aggiunge il direttore dell'Irvaap, che spiega: «I dipendenti pubblici rappresentano un'importante percentuale della popolazione, e le loro buste paga sono mediamente standardizzate». E conclude: «I redditi medi trentini sono mediamente più bassi ma da noi c'è anche una minore disuguaglianza. I dati del Fisco, insomma, non definiscono il grado di benessere della collettività».

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