I quasi mille bambini del Centro Pma di Arco
Dieci anni di Procreazione medicalmente assistita, di bimbi in provetta come vengono chiamati dai più. Per il Centro di Arco ieri è stata un’occasione per fare festa con le tante famiglie dei bimbi nati grazie al lavoro del collaudato team, ma anche per fare un bilancio dell’attività svolta e delle prospettive future, considerato l’investimento già stanziato dalla Provincia che porterebbe gli attuali 500 cicli all’anno a quasi mille. Inoltre, se fino ad ora si è guardato soprattutto alle coppie che non riuscivano ad avere figli, ora si cerca di fare prevenzione per fare in modo che il fattore tempo non colga nessuno di sorpresa, e si tende la mano anche alle donne (1 su 10 secondo le statistiche), che prima dei 45 anni, ossia in età fertile, ricevono una diagnosi di tumore. Nel loro caso, crionconservare ovociti o tessuto ovarico può significare sperare, una volta guarite, in una gravidanza.
Ma torniamo ai numeri. Secondo i dati, i nati grazie al Centro di Arco dal 2006 a oggi sono stati 927 (a questo numero vanno aggiunti altri 494 bimbi nati in Trentino con Pma effettuata fuori provincia); 993 le gravidanze ottenute, di cui 773 hanno portato alla nascita di un bimbo vivo.
Quando si guardano i numeri, sia per quanto riguarda le tecniche di primo che di secondo e terzo livello, a pesare è sempre l’età degli aspiranti genitori.
Per quanto riguarda gli interventi di primo livello (monitoraggio dell’ovulazione, stimolazione dell’ovulazione e inseminazione), in questi dieci anni sono state 1.092 le coppie trattate. 2.274 i cicli di Ivi (inseminazione intravaginali) effettuati, con una media di gravidanze del 10%. Media, dicevamo, perché la percentuale oscilla dal 12% nelle donne con meno di 34 anni al 5-6% nelle 300 donne over 40. In totale i bimbi nati sono stati 166.
Per quanto riguarda invece le tecniche di secondo e terzo livello, i cicli a fine anno supereranno quota 4.400, con una percentuale di gravidanze del 25,4%.
Il convegno di ieri è stata anche l’occasione per analizzare chi sono le coppie che si rivolgono al Centro e soprattutto come stanno i bambini che nascono con queste tecniche. «Sono bambini essenzialmente sani - hanno assicurato gli esperti - anche se c’è una tendenza a parti prematuri, a bambini sottopeso e a qualche complicanza in più nel corso della gravidanza».
«Va ricordato - ha detto però il primario Arne Luehwnik - che la Pma non è una scelta. O nessun figlio o uno o più figli con qualche rischio in più».
Tante le cause dell’infertilità, anche se ogni coppia ha la propria storia, le proprie motivazioni, il proprio vissuto. Possibile fare prevenzione, evitare che le persone debbano rivolgersi ad un Centro di procreazione medicalmente assistita o che ci arrivino presto, quando le possibilità di una gravidanza sono più elevate? Attualmente ogni donna ha in media 1,39 figli a testa, la previsione è che nel 2050 la popolazione inattiva sarà l’84% di quella attiva e l’età media al parto è in costante aumento: occorre quindi puntare sull’informazione alle giovani coppie. La Pma - ha sottolineato Luehwink - a 30 anni ha successo in un caso su tre. A 44 in uno su 40. Ed allora via libera alla collaborazione con tutte le figure professionali che possono intercettare in tempo eventuali ostacoli. Dal medico di base che potrebbe e dovrebbe diagnosticare i tanti casi di varicocele nei ragazzi, alla consapevolezza che l’orologio biologico non è una trovata pubblicitaria. Che bisogna esserne a conoscenza per fare scelte consapevoli anche perché, con la Pma, non è che si possono fare miracoli anche se, qualche passo avanti, anche negli ultimi anni c’è stato. Ad Arco, ad esempio, dal 2013, in un certo numero di casi, in utero vengono trasferiti blastocisti (coltura di embrioni dopo 5 giorni) e questo ha portato a risultati favorevoli.
Poi si gioca sul fattore età. Da anni dopo i 43 anni le donne non vengono prese in carico e le 40 enni hanno una corsia preferenziale. E per chi il Centro non può essere d’aiuto? L’adozione non dovrebbe essere l’alternativa da percorrere simultaneamente - è stato sottolineato - in quanto psicologicamente c’è bisogno di un approccio diverso. E la fecondazione eterologa? In Trentino la Provincia ha deciso di aspettare l’introduzione nei Lea nazionali, ma il primario ha garantito che quando questo avverrà, il Centro sarà pronto.
Ieri, in occasione di 10 anni, è stata anche l'occasione per festeggiare insieme alle tante famiglie e simpatizzanti del Centro Pma di Arco, oltre che con l'associazione Pro.crea, di cui fanno parte genitori e sostentori.