Aggiornata dalla giunta trentina la lista di esami esenti dal ticket per le campagne di screening per la diagnosi precoce del carcinoma del collo dell’utero.

Ciò per adeguarla, in queste campagne, rivolte alle donne tra i 25 e i 64 anni, all’evoluzione delle conoscenze e delle tecniche diagnostiche, sia perché alcune prestazioni, finora gratuite per le utenti, in quanto eseguite in regime di ricovero, sono ora effettuate a livello ambulatoriale e senza questa modifiche sarebbero soggette a ticket.

Il papillomavirus umano (Hpv), ricorda l’amministrazione provinciale, è un virus che causa un’infezione molto frequente (la maggior parte delle donne si infetta almeno una volta nella vita) soprattutto nelle donne più giovani.

Generalmente questa infezione non causa alterazioni e si risolve da sola: circa il 50% delle infezioni regrediscono nel corso del primo anno, per arrivare all’80% nel secondo anno.

In una piccola quota di donne l’infezione da Hpv persiste oltre i 30 anni di età, con la possibilità di causare lesioni al collo dell’utero.

Nella maggior parte dei casi anche queste lesioni guariscono. Quelle che persistono, se non curate, nel corso degli anni progrediscono lentamente verso forme gravi e un piccolo numero di donne sviluppa il tumore. Si tratta di una infezione difficile da prevenire e, al momento attuale, non si dispone di terapie.

Gli unici interventi efficaci per prevenire lo sviluppo del tumore sono la vaccinazione (raccomandata all’età di 12 anni, prima dell’inizio dei rapporti sessuali) e lo screening, effettuato alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni attraverso pap test.

Nel corso dei prossimi mesi il test molecolare Hpv, per la ricerca del papillomavirus umano, sostituirà gradualmente il pap test per le donne di età compresa fra i 31 e i 64 anni, mentre per le donne più giovani (25-30 anni), si continuerà ad effettuare il pap test.