«Voglio cremare il mio cavallo» Addio all'animale: un'odissea
Il racconto di una lettrice: «Non volevo bruciarlo in un inceneritore come un rifiuto. Mi sono rivolta ad un'azienda specializzata di fuori provincia»
Nei giorni scorsi la Chiesa ha dato una serie di indicazioni in materia di cremazione: la conferma del «via libera», ma anche regole stringenti, come ad esempio il divieto di consercare le ceneri del caro estinto o di disperderle nell'ambiente a lui caro.
A miglior vita passano anche i nostri amici animali. E cosa succede se l'animale in questione è un quadrupede di grandi dimensioni come un cavallo? «È un'odissea» racconta una nostra lettrice, Valentina Perina, che si è sfogata sulla pagina delle lettere del nostro giornale: lettere@ladige.it
Ecco le sue parole:
«È trascorso un anno ormai dalla morte del mio adorato cavallo Athor. Era il 6 novembre 2015. Un dolore immenso. Per molti un semplice animale da sfoggiare, da sfruttare a sella o con la carrozza. Per me un compagno di vita e un amore sincero. Negli ultimi anni, nonostante fosse anziano e malato non sono mai stata sfiorata dalla tentazione di abbandonarlo, di cederlo o di sostituirlo. Nel mondo dei proprietari di cavalli tutto questo succede anche troppo spesso.
Sembra che il sentimento ed il vincolo affettivo maturato e cresciuto nel tempo non abbiano importanza, nonostante le dichiarazioni di tanti squallidi personaggi. L'amore per gli animali va vissuto concretamente e nel silenzio di un'intimità personale, non sbandierato ai quattro venti per essere poi puntualmente smentito e contraddetto alle prime difficoltà.
Purtroppo in quei giorni nonostante la tristezza e le lacrime ho dovuto affrontare anche il grosso problema della collocazione del corpo o, più brutalmente, dello smaltimento della carcassa. Secondo la regolamentazione vigente avrei dovuto chiamare chi di competenza per un ritiro che comunque non sarebbe avvenuto prima di 5 giorni.
In seguito l'avrebbero conferito all'inceneritore con altri poveri animali provenienti da allevamenti vari e con gli scarti della catena alimentare, come un perfetto inutile rifiuto. Onorare il corpo di un cavallo e affidarlo alla terra, anche se di proprietà, è considerato illegale in quanto fonte d'inquinamento per le falde acquifere. Eppure in giro sono numerosi gli allevamenti che non rispettano nemmeno le normative previste: gli animali vengono tenuti in condizioni pietose e spesso, quando muoiono, i loro corpi vengono lasciati in un angolo a marcire. A volte diventano cibo per i selvatici. La considerazione per gli animali in Trentino, vivi o defunti, è tutt'altro che esaltante nonostante la retorica orgogliosa ed ipocrita di tanti politici.
La priorità è il voto ricevuto dalle grandi categorie, allevatori e cacciatori in primo luogo. A seguire solo qualche goffa iniziativa per non perdere definitivamente quello di qualche sprovveduto ed ingenuo amante degli animali.
Una soluzione di questo tipo comunque non la potevo accettare. La consideravo una forma di profanazione e Athor non la meritava. Così ho contattato una ditta fuori regione (l'unica in tutto il nord Italia) dedita alla cremazione di grandi animali e con enorme sacrificio ho compiuto quello che ho vissuto come un ultimo e necessario gesto d'amore. Athor è stato accompagnato in questo suo ultimo viaggio e salutato poco prima che il suo corpo diventasse cenere.
Athor non è stato bruciato come un rifiuto, ma è stato il primo cavallo ad essere cremato come animale da compagnia in Trentino».
Valentina Perina