In nome di Valeria Solesin, borsa di studio per ricerca

«La pioggia di domani laverà le macchie, ma qualcosa rimarrà per sempre nelle nostre menti». Si tratta della traduzione di qualche verso di Fragile, la canzone scritta da Sting nel 1987 che ha aperto il primo concerto al Bataclan di Parigi dopo quel maledetto 13 novembre 2015. E quel qualcosa che rimarrà per sempre può essere, anche, un assegno di ricerca, finanziato dal governo, bandito dall'Università di Trento in memoria di Valeria Solesin e assegnato a Eleonora Matteazzi.

Cinquantunomila euro in due anni che permetteranno a Matteazzi, vicentina classe 1980, laureata a Verona, dottorato e post doc in Francia, di dedicarsi alla ricerca sui temi della famiglia, lavoro, ruolo della donna e scelte legate alla fertilità. Argomenti che stavano molto a cuore anche a Solesin, che nella sua troppo breve carriera si è occupata proprio di questo.

Ieri in Aula Kessler non si è trattato della semplice consegna di una borsa di studio. A dimostrarlo, prima di tutto, la grande emozione di tutti gli interventi: Valeria è stata citata direttamente poche volte, ma in ogni frase, in realtà, si è parlato di lei. E poi le presenze: c'erano la mamma Luciana Milani e il papà del fidanzato Andrea, Corrado Ravagnani , e poi il ministro per gli Affari regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa , l'assessore Sara Ferrari , il rettore Paolo Collini , il direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale Mario Diani e la prorettrice alle politiche di equità e diversità Barbara Poggio.


Molto sentita l'introduzione di Paolo Collini . «Valeria Solesin è stata parte della nostra comunità universitaria e la sua tragica vicenda ha catalizzato un'attenzione vastissima. Oggi ricordiamo la persona che era, una donna giovane, piena di vita, che con entusiasmo ha intrapreso percorsi avventurosi, non comodi, e ha scelto di fare qualcosa di importante della propria vita per costruire il suo futuro professionale ma anche per seguire la sua passione. Lei rappresenta ciò che di meglio vogliamo vedere nelle università. E poi il modo migliore di ricordare un ricercatore o una ricercatrice è sostenere il lavoro per cui ha dato tanto».

Sara Ferrari che sottolineato come «i nostri giovani non sono persone disorientate: hanno aspettative e capacità di innovare che dobbiamo saper accompagnare con gli strumenti migliori», mentre il ministro Enrico Costa ha ricordato come «la passione di Valeria e i suoi studi possano contribuire a cambiare la società in cui viviamo». 

«È una celebrazione che avremmo preferito non fare - ha riflettuto Mario Diani -, tuttavia è una celebrazione della ragione, della ragionevolezza: Valeria è stata una delle tante vittime di una serie di conflitti che vengono interpretati in misura crescente e preoccupante dal punto di vista moralistico. La Sociologia, nei suoi limiti, cerca di capire i fenomeni, per tentare di risolvere i problemi. Valeria stava muovendo i primi passi della sua carriera e aveva fatto una scelta a favore della ragione, per costruire una società più morale e non moralista». 

Dopo Barbara Poggio , che ha ricordato Valeria come «solare, determinata e appassionata, ma anche capace di non prendersi troppo sul serio e di divertirsi», la «premiata» Eleonora Matteazzi ha spiegato in cosa consisterà il proprio lavoro nei prossimi due anni.

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