Domande di casa pubblica giù del 7% Itea, 3.500 richieste: in 3 anni 1.000 meno
Nuovo minimo di domande di alloggio pubblico all'Itea. Le prime stime per l'anno che si è appena concluso indicano che le richieste si sono fermate attorno a quota 3.500, in calo di circa il 7% rispetto al 2015 e praticamente mille meno dal 2013.
«La soglia della povertà si è talmente abbassata negli ultimi anni di crisi - spiega il presidente di Itea, Salvatore Ghirardini - che molti, anche con Icef a 0,12 o 0,13, si vedono superare da chi ha perso il lavoro e è in condizione di povertà. Dopo aver provato più volte a presentare inutilmente domanda per un alloggio, molte persone tendono a non farlo più».
La questione dell'Icef e dell'accesso all'alloggio pubblico sarà alla base della definizione, tra febbraio e marzo, del nuovo piano decennale Itea.
L'ipotesi prospettata dalla Provincia rispetto al passato piano in cui non si è riusciti a dare corso alla realizzazione prevista dei 9.000 appartamenti da mettere a disposizione dei cittadini che avevano bisogno di appartamenti a canone sociale. In totale se ne sono realizzati meno della metà, a causa, anche, della riduzione di risorse dovute alla grande crisi che ha colpito anche i bilanci provinciali. Tra le nuove direttrici che la Provincia potrebbe percorrere per gli alloggi pubblici, ci sono quelle legate all'appoggio a progetti di canone moderato che coinvolgano in particolare capitali di privati.
Tra gli altri strumenti su cui si sta puntando negli ultimi anni c'è quello del fondo di social housing che ha permesso di sommare risorse pubbliche a private per realizzare appartamenti.
Per Carlo Daldoss, assessore provinciale all'edilizia pubblica, «molto si è fatto in quest'ambito e molto si farà ancora, a partire dalla volontà di ridurre ancora di più i tempi tra il rilascio di un appartamento e la sua riassegnazione. Vogliamo accorciare ulteriormente i tempi che passano dalla messa a disposizione dell'appartamento all'ingresso di un nuovo nucleo famigliare. In questo senso intendiamo velocizzare il processo burocratico».
Rispetto al calo delle domande per l'alloggio pubblico, Daldoss concorda sull'analisi relativa al calo di domande da parte degli stranieri. «C'è stata una buona dose di rientri nei propri Paesi di origine da parte di stranieri che non hanno più trovato un'occupazione. Un esempio tipico di questo fenomeno è il ritorno a casa degli stranieri dell'est Europa a causa della riduzione dell'attività del comparto edilizio, settore che assorbiva una grande fetta di manodopera straniera».
Sul tema degli sfiduciati, Daldoss mette in evidenza il fatto che, invece, potrebbe esserci una ragione diversa per giustificare il calo di domande: «Molti possono essersi spostati sull'aiuto al canone che pagano nel proprio appartamento privato, preferendo questa strada al trasferimento in un alloggio pubblico». Nel periodo tra il 2013 e il 2015, sono state quasi 19.000 le domande sul contributo all'affitto presentate.