Rigopiano, trovati altri 2 corpi I morti sono 14, i dispersi 15
AGGIORNAMENTO - I vigili del fuoco, attorno alle 17, hanno recuperato all’interno della struttura dell’hotel Rigopiano un corpo senza vita, non ancora identificato e di sesso femminile. È dunque di 16 il numero delle vittime e di 13 il numero dei dispersi.
C’erano 40 persone nell’hotel Rigopiano quando la valanga, nel pomeriggio di mercoledì, ha investito la struttura: 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti, compreso il titolare Roberto Del Rosso e il rifugiato senegalese Faye Dane.
Due persone, il cuoco Giampiero Parete e il tuttofare dell’hotel, Fabio Salzetta, si sono salvati perchè al momento della slavina si trovavano all’esterno dell’albergo.
Sono stati recuperati dagli uomini del soccorso alpino all’alba di giovedì scorso. Dalle macerie i vigili del fuoco hanno poi estratto vive, tra la giornata di venerdì e l’alba di sabato scorsi, 9 persone: la moglie e il figlio di Parete, Adriana Vranceanu e il piccolo Gianfilippo; tre bambini, l’altra figlia di Parete, Ludovica, Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo, e altre 4 persone. Si tratta di Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi.
Le vittime al momento estratte sono invece 14: 8 uomini e 6 donne. Di queste ne sono state identificate 6: Sebastiano di Carlo e la moglie Nadia Acconciamessa, il maitre dell’hotel Alessandro Giancaterino, il cameriere Gabriele D’Angelo, l’estetista Linda Salzetta e Barbara Nobilio. Restano da identificare 8 vittime, 5 uomini e 3 donne. Sono invece ancora 15 i dispersi
Quanto all’efficienza dei soccorsi, il corpo nazionale dei vigili del fuoco smentisce con una nota le affermazioni di alcune sigle sindacali «circa la presunta insufficienza delle unità specializzate del Corpo nelle attività di ricerca e recupero che si stanno svolgendo presso l’Hotel Rigopiano di Farindola».
Nelle operazioni di soccorso sono impegnate 165 unità, con un dispositivo h24, tramite opportune turnazioni che permettono il necessario recupero psico-fisico del personale,coordinate sul posto dal Direttore centrale per l’Emergenza e il Soccorso Tecnico, ingegner Giuseppe Romano, che affianca il Vice Ministro dell’interno, Filippo Bubbico.
«In particolare, le unità Usar (Urban Search and Rescue) concentrate nello scenario operativo sono 73, fatte convergere, nelle ultime 24 ore, dai reparti del Veneto e della Lombardia, in avvicendamento di quelle, di pari numero, della Toscana e del Lazio che hanno operato fin dal primo momento.
A queste unità, a cui è affidata la ricerca sotto le macerie e il recupero delle persone coinvolte nel crollo, se ne aggiungono altre in concorso, quali, in particolare, quelle cinofile e quelle con formazione specifica per interventi in valanga».
«Una concentrazione in loco numericamente superiore di personale e mezzi -precisa la nota dei vigili del fuoco - non solo non servirebbe ad accelerare le ricerche, ma rischierebbe di rivelarsi addirittura pregiudizievole in relazione alle caratteristiche del sito e alle criticità che si stanno affrontando».
Quanto alla situazione generale e ai rischi connessi con la combinazione maltempo-terremoto, arrivano nuove precisazioni sulla situazione dighe: «Confermo quanto è scritto nel comunicato della Commissione Grandi Rischi» e «mi assumo la responsabilità per aver usato impropriamente un termine», ha detto il presidente della Commissione, Sergio Bertolucci, nella trasmissione «Radio anch’io» di Radio 1, riferendosi sia alle affermazioni fatte sulla situazione sismica della zona colpita dallo sciame cominciato il 24 agosto 2016, sia all’ intervista nella quale parlando della situazione della diga di Campotosto aveva fatto un riferimento al disastro nel Vajont.
«Ho spiegato - ha detto - che a Campotosto un effetto Vajont non sarebbe significativo, si è travisato il significato della mia espressione».
«Dal 24 agosto abbiamo analizzato la situazione sismica della zona ed è emerso che esistono faglie in grado produrre terremoti di magnitudo compresa fra 6 e 7», ha proseguito Bertolucci riferendosi al comunicato della Commissione Grandi Rischi.
In relazione poi alle dichiarazioni fatte alla stampa in relazione alla diga di Campotosto, ha aggiunto: «ho rilasciato un’intervista cercando di spiegare alla popolazione in che senso bisogna monitorare una diga», rispetto «all’integrità strutturale e alla necessità di evitare che qualcosa cada nell’invaso».