Un anno fa spariva Giulio Regeni Oggi fiaccolata anche a Trento

Un anno dalla scomparsa in Egitto del giovane ricercatore Giulio Regeni, ritrovato morto dopo 9 giorni con i segni delle torture.
Iniziative per chiedere la verità e rompere il muro di silenzio su mandanti e responsabili della sua uccisione.

«Vicinanza alla famiglia. Impegno con la magistratura per ottenere #veritapergiulioregeni», twitta il premier Gentiloni.

I genitori del ragazzo: «Abbiamo visto il male del mondo, ma non siamo soli, vogliamo sapere chi e perchè ha torturato e ucciso nostro figlio». [[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"1536971","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","style":"float: right;","width":"180"}}]]

«È passato un anno, ma il tempo non ha per nulla fiaccato la voce dei tanti, tantissimi che continuano a chiedere giustizia per Giulio Regeni», scrive su Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini, che aggiunge: «È stata la forza di questo movimento, diffuso e popolare, che ha fatto accantonare le prime ricostruzioni dell’omicidio, ridicole e oltraggiose; che ha sollecitato le istituzioni italiane a difendere la dignità stessa del Paese colpita attraverso l’uccisione di un suo cittadino».

Sono in programma diverse iniziative - anche in Trentino, nel capoluogo dalle 19 - per ricordare giulio e chiedere, ancora una volta, di rompere il muro di silenzio, omertà e depistaggi sull’accaduto, sui mandanti e sui responsabili dell’atroce uccisione.

Da quel 25 gennaio, i familiari non si sono mai dati per vinti. «È stato un anno intenso, terribile, un viaggio nell’orrore che diventa sempre più profondo man mano che ci addentriamo nei particolari: abbiamo visto e stiamo vedendo proprio tutto il male del mondo», ha detto oggi la famiglia Regeni.

«Questo male continua a svelarsi pian piano», hanno aggiunto i familiari riferendosi allo stillicidio di informazioni, non sempre affidabili nè verosimili, che arrivano dall’Egitto. E ringraziando «per la solidarietà» e «la vicinanza» di molti italiani sono tornati a chiedere «di riversarsi nelle piazze con fiaccole accese per Giulio, per coloro che non sono rispettati nei loro diritti umani».

Gli investigatori italiani registrano tuttavia «significativi passi avanti» nelle indagini dallo scorso settembre quando, dopo il periodo di «crisi» tra l’Italia e l’Egitto - dove non è ancora rientrato l’ambasciatore italiano - i magistrati egiziani hanno deciso di consegnare i documenti richiesti.

Gli ultimi - fanno sapere fonti della Procura di Roma - risalgono ad alcuni giorni fa: si tratta dei verbali dei due agenti che pedinarono Regeni tra dicembre e gennaio, dopo la denuncia del capo del sindacato degli ambulanti, Mohamed Abdallah, e il verbale del colonnello che svolse la perquisizione, a marzo, in casa della sorella di un componente della banda dei rapinatori uccisi in una sparatoria (che Il Cairo aveva inizialmente indicato come gli autori dell’omicidio), dove furono trovati i documenti di Regeni. Ulteriori passi avanti potrebbero inoltre arrivare dall’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza della metropolitana di Dokki, dove Regeni passò prima di scomparire.
Un lavoro affidato a esperti italiani e tedeschi di un’azienda specializzata nel recupero dati, ai quali la procura egiziana ha dato il via libera solo pochi giorni fa.

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Intanto, dopo la diffusione del video della conversazione tra Abdallah e Regeni, registrata all’insaputa del ricercatore, in cui si parlava di una somma di denaro che sarebbe dovuta arrivare al sindacato «tramite concorso» da un istituto britannico, il sindacalista è tornato a ribadire di considerare ancora Giulio «una spia». Secondo Abdallah, il giovane sarebbe stato ucciso da «parti straniere dopo che era stato scoperto» per addossare la colpa «all’Egitto».

A Roma una manifestazione all’Università La Sapienza, mentre alle 19.41, l’ora della scomparsa, si accenderanno fiaccole in decine di città.

Il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, tra i promotori, ha lanciato un appello ai media italiani a partecipare e coprire i diversi eventi perchè «senza i media al nostro fianco, la verità sarà ancora più difficile da ottenere».

Una commemorazione si terrà alle 14.50 anche nella sede del Parlamento europeo di Bruxelles, su iniziativa del gruppo S&D.

«Ringraziamo Amnesty International - afferma il segretario di Radicali Italiani, Riccardo Magi - e tutti coloro che durante quest’anno si sono battuti, accanto alla famiglia, perchè sul brutale assassinio del ricercatore italiano non calasse il silenzio. Tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica è fondamentale per fare piena luce sulla morte di Giulio. Come Radicali ci uniamo quindi all’appello lanciato da Amnesty ai media e chiediamo alle autorità italiane fare tutto il possibile perchè le indagini siano svolte con l’obiettivo di arrivare alla verità e ottenere giustizia.
La vicenda di Giulio Regeni, torturato fino alla morte, impone alle nostre istituzioni un esame di coscienza visto che, a quasi 30 anni dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite, il reato di tortura ancora non è stato inserito nella legislazione italiana. Un vulnus che compromette la credibilità del nostro paese agli occhi della comunità internazionale, nonchè rispetto al dettato costituzionale».

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