Edicolante aggredito e picchiato in pieno giorno

È stato aggredito e picchiato selvaggiamente, poco prima delle 13, in piazza Fiera, in pieno centro a Trento. Preso a pugni, sberle e sputi e minacciato da un «branco» di studenti che pretendeva di servirsi senza pagare.

Succede anche questo nella Trento che si candida a diventare Capitale della Cultura ma che sembra aver smarrito anche le più elementari norme di civiltà. E la criminalità o i clandestini, questa volta, non c’entrano.

Danilo Moser, 57 anni, da oltre 30 gestisce l’edicola di piazza Fiera. Un lavoro duro, che inizia prima dell’alba e termina ben dopo il tramonto, e che negli anni è diventato sempre più difficile.
Erano circa le 12.45, ieri, quando Moser si apprestava a chiudere il negozio per la pausa pranzo. Stava ritirando, come ogni giorno, gli espositori quando un ragazzo si è avvicinato con fare spavaldo: ha indicato il frigo delle bibite e ha detto: dai, dammi una lattina. Gratis, però.

L’edicolante lo ha guardato stupito e, ovviamente, ha rifiutato, dicendogli di andarsene. E ha continuato le operazioni per la chiusura. A quel punto sono sopraggiunti altri ragazzi, tutti intorno ai 17/18 anni, a dare manforte all’amico.

Hanno cominciato a sbattere le porte e a smuovere il frigo delle bibite. A questo punto, esasperato, il titolare dell’edicola ha cercato di frapporsi fra il mobile e uno dei ragazzi, per evitare che lo rovesciasse. Il contatto fisico ha scatenato la furia del branco.

I ragazzi, in quattro, si sono avventati contro Moser: pugni, minacce e sputi. Poi uno di questi, grande e grosso, lo ha ribaltato sul banco dei giornali e ha iniziato a colpirlo con una raffica di pugni alla testa.
Il tutto in una delle piazze centrali della città e con un senso di impunità scoraggiante. L’intervento di un passante, forse un cliente, ha riportato per un attimo la calma, ma poi la violenta aggressione è ripresa. Nella furia hanno rovesciato di tutto. Fino a quando Moser non è riuscito a rinchiudersi all’interno dell’edicola.

A quel punto ha chiamato la polizia.
Nel giro di pochissimo sul posto sono arrivate due pattuglie, che sono riuscite a identificare uno degli aggressori: quest’ultimo, nella concitazione, aveva smarrito il telefono. Forse l’idea di tornare a casa senza lo ha indotto a temporeggiare e a rimanere lì mentre gli altri si dileguavano. Non prima di aver minacciato l’edicolante: «Guarda che nel pomeriggio torniamo».

Il ragazzo fermato, residente a Trento e studente in un istituto scolastico della città, avrebbe detto di essere intervenuto a supporto degli amici.
Per Moser, invece, si sono aperte le porte del pronto soccorso del Santa Chiara, dove è stato sottoposto a una Tac e ad altri esami per verificare l’eventuale presenza di lesioni interne dovute ai numerosi colpi ricevuti in faccia e alla testa.


 

«NON RIESCO A CAPIRE TANTA FURIA»

Non c’è rabbia nelle parole di Danilo Moser, l’edicolante aggredito nel primo pomeriggio di ieri in piazza Fiera. Quella, probabilmente, se ne è andata da tempo.
A scacciarla, le mille disavventure di un lavoro, che, negli anni, si è fatto sempre più duro. I furti, i danneggiamenti, i piccoli e grandi vandalismi: tutte cose con cui fare i conti quasi quotidianamente, che ti tolgono anche la voglia di arrabbiarti e ti lasciano solo la voglia di smettere, non appena possibile.

«Proprio non riesco a capire le ragioni di quello che è successo - racconta mentre, al pronto soccorso dell’ospedale, aspetta l’esito degli esami - non riesco a capire cosa possa scatenare quella furia. Io faccio solo il mio lavoro, dalle 5 della mattina e fino a sera, e voglio solo stare tranquillo».

Ma stare tranquilli facendo il proprio dovere, al giorno d’oggi, è forse un lusso che non possiamo più permetterci. E che gli aggressori siano adolescenti come tanti, non delinquenti abituali, spacciatori o ladri, lascia ancor più l’amaro in bocca.
Quando, stimolato dagli agenti di polizia, il ragazzo identificato gli ha chiesto scusa, Moser lo ha chiesto anche a lui: «Sì, gli ho chiesto perché. Gli ho chiesto perché mi hanno fatto questo, visto che io non avevo fatto nessun torto a loro. Ma non mi ha risposto. E non mi pareva, se devo essere sincero, né pentito né troppo preoccupato: forse non si rendono conto delle conseguenze delle loro azioni».

Tanto è vero che uno del branco, prima di andarsene, lo ha pure minacciato.

«Mi ha detto: guarda che torniamo. L’ho riferito anche ai poliziotti, spero che tengano d’occhio la piazza».
Ecco, la piazza. È la piazza del Mercatino di Natale, la piazza del vescovo, la piazza delle mura di Trento. Non siamo in una periferia degradata, ma nel cuore stesso della città. Eppure... Eppure, evidentemente, neppure lì si è al sicuro.
Capita che quattro ragazzi, tutti ben vestiti, con capi all’ultima moda, acconciature perfette, accessori e gadget di grido, forse per noia, decidano di saltarti addosso e picchiarti. La tua colpa? Non hai permesso loro di rendersi quello che volevano, senza pagare.
«Purtroppo - conclude sconsolato Moser - ne vediamo delle belle. Tutti i giorni».

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