Ginecologi obiettori, in Trentino sono solo il 36,4%
All’ospedale San Camillo di Roma è stato indetto un concorso ad hoc finalizzato al reclutamento di sanitari per il servizio di interruzioni di gravidanza, con l’obiettivo di rendere effettivo il «diritto» all’aborto. Stessa cosa hanno fatto all’ospedale di Trecenta (Rovigo) per «sostituire» due biologhe del Centro di procreazione medicalmente assistita (Pma) per garantire la fecondazione eterologa. In Trentino, invece, il numero dei ginecologi obiettori in servizio negli ospedali dell’Azienda sanitaria è decisamente più basso che nel resto d’Italia. L’ultimo monitoraggio è del giugno 2016 e i ginecologi obiettori erano il 36,4% contro un 63,6 di non obiettori. Diversa la situazione nel 2015 quando i non obiettori erano 20 e gli obiettori 25. La situazione non è comunque mai stata critica al punto da ostacolare la piena applicazione della legge 194. Ben diversi dati del Molise dove è obiettore di coscienza il 93,3% dei ginecologi, o della Basilicata dove la percentuale è del 90,2, o in Sicilia dove si raggiunte il 87,6%.
Tornando al Trentino, bassa anche la percentuale degli anestesisti (25,5%) e del personale non medico (16,1%). Questo a livello generale perché se poi andiamo a vedere i singoli reparti scopriamo che in certe zone abortire non è possibile: è il caso di Cles dove il 100% dei medici in servizio risulta obiettore e quindi le donne vengono dirottate su Trento.
Va detto anche che in Trentino, come nel resto d’Italia, i dati sulle interruzioni volontarie di gravidanza sono in calo. Nei centri della Provincia di Trento, nel 2015, sono state 726, con una diminuzione del 4,2% rispetto al 2014. 51 di queste (7%), sono relative ad aborti terapeutici.
Il numero di interruzioni volontarie di gravidanza di donne residenti in provincia di Trento è inferiore a quello effettivamente rilevato presso gli istituti di cura provinciali, considerato che sono più le donne residenti fuori provincia che vengono ad effettuare l’interruzioni in Trentino (122) che viceversa (51). Nel 2013, con la concentrazione delle interruzioni volontarie di gravidanza presso il Day Surgery di Villa Igea, gli interventi effettuati qui e al S. Chiara hanno raggiunto il 60% del totale. Il Villa Bianca copre il 28,5% della domanda, Rovereto l’11,8%, Cavalese, Cles e Arco non hanno effettuato Ivg nel 2015.
Quanto alle caratteristiche delle donne che si sono sottoposte a questo tipo di intervento emerge che le utenti sono principalmente nubili (60,6%) e istruite (il 75,2% ha almeno un diploma di scuola media superiore). Le donne straniere rappresentano più di un terzo della casistica provinciale (35,2%) e di queste il 53,2% proviene dall’Europa dell’Est, il 15,6% dall’Africa e un altro 15,6% dall’Asia.
Nel 69,8% dei casi non è stata utilizzata nessuna pratica contraccettiva nei sei mesi precedenti all’interruzione volontaria e il principale motivo del mancato ricorso alla contraccezione rimane la scarsa informazione.
In linea con il dato degli anni precedenti la proporzione di aborti ripetuti. In Trentino la percentuale è del 25%, dato leggermente inferiore di quello nazionale che è del 26,9%.
In calo negli anni anche il carico di lavoro settimanale di interruzioni volontarie di gravidanza per i medici non obiettori. In Trentino, nel 2012, era di 1,2 casi a testa a settimana (calcolato sul dato regionale), nel 2013 il numero è sceso a 1 caso a settimana e nel 2014 a 0,9 casi a settimana (questi ultimi due calcolati sui dati provinciali).
Molto diffusa il malumore. Poi con posizioni diverse. Su 41 ci sono posizioni diverse, ma la cosa che ci accomuna è voler capire cosa succederà delle nostre case e della qualità che abbiam