Valanga a Courmayeur Ferito 30enne di Bolzano
Deve essere sembrato davvero invitante quel canalone spruzzato di neve fresca e illuminato dal sole di mezzogiorno, ai piedi del Monte Bianco.
Un’opportunità troppo allettante per gli amanti del freeride, la discesa con gli sci in fuoripista sempre più in voga tra i giovani, che però si è rivelata una trappola mortale. Una valanga ha travolto un gruppo di sciatori, tra i 20 e i 40 anni, trascinandoli a valle per un centinaio di metri. Alla fine il bilancio è di tre morti (un torinese, un belga e un tedesco) e tre feriti, di cui uno in condizioni disperate e gli altri con choc e fratture.
La massa di neve si è staccata alle 12.50 sul canale della Visaille, in fondo alla Val Veny, 2.400 metri di quota sopra Courmayeur. In una trentina si erano lanciati su quel ripido pendio, comitive di italiani, belgi, svedesi e tedeschi.
Secondo la ricostruzione dei fatti, una valanga è partita dall’alto, forse una «placca a vento», probabilmente «tagliata» dal passaggio di due sciatori. La slavina è finita in mezzo al canale, dove in molti si sono fermati per aiutare i sepolti. In quell’istante è crollato l’intero versante, reso instabile dalla recente nevicata e dal sensibile rialzo termico (10 gradi in poche ore).
Diciotto sciatori sono stati travolti. Tra di loro c’era anche una guida alpina tedesca. «Quando siamo arrivati sul posto - ha raccontato Daniele Ollier, vice brigadiere della guardia di finanza di Entreves - sembrava un campo di battaglia.
Persone che urlavano, che gridavano, tutte in lingua diversa.
C’erano sci, bastoncini, zaini sparsi ovunque. È stato un intervento davvero complesso».
Alcuni sciatori erano sepolti sotto un metro e mezzo di neve. Finanzieri e guide del Soccorso alpino valdostano hanno lavorato a lungo con pale e sonde. «Neve pesante, la chiamiamo ‘cementò, non dà scampo» aggiunge Ollier.
Tutti avevano l’Arva, qualcuno si è salvato grazie all’airbag.
«Era necessaria una prudenza maggiore» sottolinea Delfino Viglione, comandante del Soccorso alpino della Finanza di Entreves. Guido Azzalea, presidente delle guide alpine valdostane, osserva: «Non c’erano le condizioni per sciare su quel pendio».
Le tre vittime sono morte per politrauma. I feriti - un giovane di Bolzano (30 giorni di prognosi), una ragazza di Torino (30 giorni) e un tedesco (il più grave) - sono stati trasportati all’ospedale di Aosta. Le indagini sono condotte dalla guardia di finanza che fino a tarda sera ha raccolto le numerose testimonianze.
Uno sciatore belga ha ripreso l’intera scena con la Go Pro e le immagini sono state acquisite dagli inquirenti. «Ci siamo fermati quando è caduta la prima valanga, poi è venuto giù tutto. La neve ha ceduto sotto gli sci, sono stato trascinato a valle. Quando mi sono rialzato, ho subito cercato i miei amici, c’era tanta confusione. Poi sono arrivati i soccorsi» ha raccontato Francesco, di Torino, che era assieme alla vittima italiana.
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