28.000 rom in baraccopoli Emergenza abitativa in Italia

L'incendio del camper avvenuto martedì notte nel quartiere Centocelle di Roma in cui hanno perso la vitatre sorelle rom di 20, 8 e 4 anni ha riacceso i riflettori sulla condizione di emergenza abitativa in cui vivono migliaia di persone di etnia rom e sinti in Italia. Secondo l'ultimo rapporto annuale elaborato dall'Associazione 21 Luglio, a fronte di un numero imprecisato di persone appartenenti alle comunità rom presenti in Italia (le stime si mantengono all'interno di un'ampia forbice compresa tra le 120.000 e le 180.000 unità), sono circa 28.000 le persone di etnia rom e sinti che vivono in emergenza abitativa, ovvero in baraccopoli formali, in baraccopoli informali, in micro insediamenti, in centri di raccolta rom. Circa 1.300 persone, in prevalenza sinti, vivono invece in una cinquantina di microaree collocate nell'Italia Centro-Settentrionale.

LE BARACCOPOLI

Le baraccopoli istituzionali, insediamenti monoetnici totalmente gestiti dalle autorità pubbliche, sono 149 in totale e si distribuiscono su 88 comuni dal Nord al Sud del Paese. Ben 18.000 sono le persone di origine rom che vivono in questi insediamenti, tra questi, il 55% ha meno di 18 anni, il 37% possiede la cittadinanza italiana mentre sono 3000 i rom provenienti dall'ex Jugoslavia che si stima siano a rischio apolidia, tra essi la metà sono minori.

Negli insediamenti informali, prosegue il Rapporto, è stata calcolata la presenza di circa 10.000 unità - per il 90% di nazionalità rumena - mentre i centri di raccolta per soli rom attualmente attivi sono 3, due al Nord e uno al Sud. Le condizioni di vita dei rom che vivono in questi insediamenti sono nettamente al di sotto degli standard igienico-sanitari, l'aspettativa di vita tra queste persone è di 10 anni inferiore rispetto alla media della popolazione italiana. Negli insediamenti informali e nei micro insediamenti il 92% dei residenti sono di cittadinanza rumena.

LA POLITICA DEI CAMPI

L'Italia, ha lamentato l'Associazione, anche nel 2016 ha perseverato con la "politica dei campi" così come l'attuazione della Strategia Nazionale d'Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti ha continuato a soffrire di pesanti ritardi non traducendosi in un concreto miglioramento delle condizioni di vita delle comunità rom e sinti residenti nel nostro Paese.

La questione dell'alloggio è l'ambito che ha registrato i risultati più scarsi e nel corso del 2016 tre enti internazionali di monitoraggio dei diritti umani hanno diffuso le loro raccomandazioni sull'Italia. Tuttavia, nonostante la preoccupazione espressa dagli organi internazionali, nulla è cambiato continuano ad essere perpetrate politiche discriminatorie nei confronti delle popolazioni rom e sinte soprattutto in materia alloggiativa.

SGOMBERI FORZATI E DISCRIMINAZIONE 

Nel 2016 si è inoltre concretizzato il rischio che il "superamento dei campi" intraprendesse derive lesive dei diritti umani tramutandosi di fatto in sgomberi forzati. Secondo il monitoraggio effettuato da Associazione 21 luglio sono stati 250 gli sgomberi forzati nel corso dell'anno passato: 100 al Nord, 90 al Centro e 60 al Sud. Riguardo gli episodi di antizaganismo e discriminazione, i dati riportano l'immagine di un'Italia ancora fortemente permeata da stereotipi e pregiudizi, il più delle volte motivati da una scarsa conoscenza delle comunità rom e sinti e da un generale clima di ostilità.

Nel corso del 2016 sono stati infatti registrati 175 episodi di discorsi d'odio nei confronti di rom e sinti - corrispondenti a una media giornaliera di 0,48 - di cui 57 (pari al 32,6%) di una certa gravità. Dato incoraggiante è però il netto calo rispetto all'anno precedente, il 2015, durante il quale ne erano stati riportati ben 265. Gli esponenti politici che hanno fatto del discorso d'odio il proprio tratto distintivo sono stati soprattutto esponenti del centro destra e della Lega Nord cui si attribuiscono il 28,6% degli episodi monitorati.

da www.adnkronos.it

 

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