La «malafemmina« di Delli Guanti e Maillet sarà al Biografilm Festival di Bologna

Il documentario su Dorian Gray, attrice nota per i suoi film con Totò e per la sua vita trascorsa in Trentino, sarà proiettato al Biografilm Festival di Bologna.

Si trattta della «prima assoluta» del documentario (il titolo è «Chiamatemi divina: Dorian Gray. Storia di un’attrice dimenticata») firmato da Franco Delli Guanti, regista, giornalista, grafico, di origini rivane, volto noto di Rttr La Televisione.

«Siamo davvero molto contenti di essere presenti a questa importante e prestigiosa rassegna internazionale. Nei prossimi giorni comunicheremo la data della proiezione» scrive Delli Guanti sulla sua pagina Facebook.

Il docufilm - realizzato assieme a Ludovico Maillet - vuole rendere omaggio alla figura di una grande diva del cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta che scelse di vivere in Trentino nel momento in cui, ancora giovanissima, decise di ritirarsi dalle scene.

I due autori trentini portano alla luce un’altra pagina di storia del cinema italiano rendendo omaggio all’attrice Dorian Gray. Nata a Bolzano ma vissuta per quasi cinquant’anni a Torcegno in Valsugana, Maria Luisa Mangini, questo il vero nome, ha girato 32 film insieme ai più grandi attori dell’epoca.

Il grande pubblico la ricorda soprattutto per il ruolo della «malafemmina» in «Totò, Peppino e la… malafemmina» (1956).

Federico Fellini la chiamò a recitare nella parte di Jessy, l’amante di Amedeo Nazzari in «Le notti di Cabiria». È però soprattutto con «Il grido» di Michelangelo Antonioni – dove interpreta la benzinaia Virginia – che si impone al grande pubblico come attrice impegnata e drammatica, allontanando da sé l’immagine di bambola sensuale.

Entrata nel cinema d’autore, continua ad essere molto richiesta nel cinema brillante: per il film «Mogli pericolose» di Luigi Comencini (1958) il suo talento è premiato con un Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista.

In seguito recita ancora in numerose pellicole di genere farsesco e spionistico, fino a metà degli anni sessanta, quando, in attesa di un figlio, abbandona le scene ritirandosi a vita privata.

Mette tragicamente fine alla sua esistenza il 15 febbraio del 2011 nella sua abitazione di Torcegno. In un’intervista degli anni Cinquanta disse che avrebbe voluto chiamarsi «Divina» (giocando sul cognome della madre da nubile).

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1585476","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"480","width":"480"}}]]

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1585486","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"354","width":"480"}}]]

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1585491","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"480","width":"445"}}]]

 

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"1585481","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"360","width":"480"}}]] [[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1585521","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"907","width":"1297"}}]]

 

[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1585526","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"141","width":"797"}}]] 

comments powered by Disqus