«De Laurentis quaquaraqua» Ianeselli, querela archiviata
Quando, nel contesto di un’aspra contesa sindacale, il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, diede del «quaquaraqua» al presidente degli artigiani, Roberto De Laurentis, esercitò il diritto di critica.
Lo ha stabilito il giudice Claudia Miori accogliendo la richiesta di archiviazione del procedimento per diffamazione presentata dalla procura, richiesta a cui invano si è opposto De Laurentis. Ianeselli era difeso dall’avvocato Giovanni Guarini che aveva depositato una lunga memoria, arricchita da indagini difensive, per dimostrare come il segretario della Cgil del Trentino fosse rimasto nei limiti del diritto di critica sindacale senza sconfinare nella diffamazione.
Al centro della controversia giudiziaria c’era un post pubblicato da Ianeselli sul suo profilo Facebook il 28 ottobre del 2016. La diatriba era relativa alla mancata adesione del presidente degli artigiani a due accordi territoriali secondari relativi l’uno al trattamento dei lavoratori dell’artigianato, l’altro la costituzione e la gestione di un fondo sanitario integrativo per il settore.
Due in particolare erano le frasi incriminate: «D’altronde (il riferimento era all’Associazione artigiani, ndr) stanno provando a barare molto pericolosamente anche sulla gestione del fondo sanitario integrativo per i dipendenti dell’artigianato»; e «gli artigiani trentini sono normalmente persone serie. Li rappresenta un presidente che si paragona a Biancaneve ma si comporta da quaquaraqua» (espressione siciliana resa celebra da Leonardo Sciascia nel romanzo «Il giorno della» civetta, ndr).
Frasi che nel contesto della disputa sindacale secondo il giudice non hanno valenza diffamatoria. «Considerato che - si legge nel decreto di archiviazione - relativamente ad una vicenda per la quale sussiste certamente un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti, e senza che sia stato travalicato il limite della continenza, intesa come essenzialità, nell’economia della notizia, del resoconto critico, certamente inasprito dai toni accesi propri di una polemica di natura sindacale, deve riconoscersi la scriminante dell’esercizio del diritto di critica; le asserzioni riportate possono originare da un differente taglio interpretativo della vicenda, con conseguente formulazione di una pluralità di opinioni che, in quanto soggettive, non può pretendersi rigorosamente obiettive».