Profughi, tramonta l'ipotesi del centro a Roveré Esercito contrario, si pensa alle caserme di Caldaro
È destinata a tramontare l'ipotesi di collocare il Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) dei migranti a Roveré della Luna perché il ministero della Difesa non sarebbe disponibile a lasciare usare la struttura dell'ex poligono di tiro, che è di sua proprietà.
Si sta valutando, in alternativa, la possibilità di utilizzare altre caserme, che si trovano appena oltre il confine con l'Alto Adige nella zona di Caldaro.
Un mese fa il governo ha individuato le localizzazioni dei primi 11 Centri di permanenza per i rimpatri (gli ex Cie) in altrettante Regioni italiane.
Nessuna decisione era stata presa invece per le altre, comprese le Province di Trento e Bolzano, alle quali il ministero degli Interni ha chiesto di collaborare per l'individuazione di un possibile sito: per tutto il Trentino Alto Adige ne basta infatti uno solo.
L'unica ipotesi che è stata vagliata fino ad ora riguarda appunto la struttura dell'ex poligono di tiro dell'Esercito ( nella foto ) a Roveré della Luna, un luogo che sulle prime era apparso idoneo sia perché si trova a confine tra le due Province, sia perché non è lontano dalle stazioni ferroviarie e dall'aeroporto di Bolzano, quindi facilmente raggiungibile, considerato che il Centro è pensato per ospitare temporaneamente quei migranti che non sono profughi e per i quali è stato deciso il rimpatrio nel Paese di origine.
I rapporti con il ministero degli Interni sulla questione sono gestiti direttamente e di comune accordo dai due governatori di Trento e Bolzano, Ugo Rossi e Arno Kompatscher, che inizialmente avevano scritto chiedendo chiarimenti sulle dimensioni e le caratteristiche della struttura richiesta e poi hanno avuto anche colloqui con il sottosegretario Domenico Manzione che si sta occupando della questione Cpr. Morale, se è vero che Trento e Bolzano non hanno certo fretta di prodigarsi ad attivare un Centro per i rimpatri a livello regionale, va detto che gli ostacoli al via libera alla struttura in questa fase sembrano essere imputabili soprattutto allo Stato, visto che prima ancora che si possa aprire una discussione a livello locale sull'opportunità o meno di utilizzare l'immobile di Roveré della Luna, le resistenze vengono dall'Esercito che ne ha la proprietà.
Intanto, il presidente della Provincia, Ugo Rossi, conferma la linea seguita fino ad oggi: «Non abbiamo dato la nostra disponibilità a trovare una soluzione, ma spetta al ministero degli Interni attivarsi perché siano realizzabili: i problemi in questo caso non siamo noi a porli». Se a Roma non sembra che abbiano intenzione o siano in grado di accelerare, certo non saranno le Province di Trento e Bolzano a togliere le castagne dal fuoco. I due governatori attendono che i vari ministeri si mettano d'accordo, poi diranno la loro.
Nel nuovo Cpr dovrebbero finire i migranti che non fanno richiesta di protezione internazionale o chi non ne ha i requisiti e che dopo i primi accertamenti ricevono il decreto di respingimento nel Paese di origine. L'ipotesi è di una struttura capace di ospitare meno di cento persone e avrà le caratteristiche di un centro detentivo.