Il drammatico racconto di Angelo Metlicovec «Mi è arrivato alle spalle: l'orso voleva uccidermi»
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«Ho pensato: adesso mi uccide. Un braccio non lo sentivo più, avevo entrambe le gambe ferite a morsi. Per fortuna il mio cane, Kyra, si è messo ad abbaiare e l’orso si è distratto».
Angelo Metlicovec è provato: non solo nel fisico - è stato sottoposto a due operazioni in poche ore - ma anche nel morale. Non si abbatte, come è nel suo carattere, ma nel raccontare gli attimi terribili della colluttazione con l’orso si ferma, la voce si spezza, gli occhi diventano rossi. Ma reagisce: «Nel bosco tornerò. Sì, tornerò non appena starò meglio».
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L’uomo, 69 anni, è ricoverato nel reparto di ortopedia del Santa Chiara. Il giorno dopo l’aggressione nei boschi sopra Terlago, lungo il sentiero che scende dal Laghi di Lamar, ripercorre quei momenti terribili.
«Pensavo di non farcela. Ho sentito dei rumori alle mie spalle, come di una corsa pesante, di un galoppo. Mi sono girato e ho visto l’orso: mi ha subito buttato per terra agitando le zampe, mi ha afferrato con le fauci alle gambe e mi ha tirato sul sentiero, trascinandomi - spiega - Poi si è alzato e mi è venuto sopra con il muso. Istintivamente mi sono riparato con un braccio e lui me l’ha afferrato. Ho pensato: se mi morde ancora mi è rimasto solo l’altro braccio per ripararmi. Per fortuna il cane si è messo ad abbaiare e l’ha distratto, perché se l’orso avesse insistito con me non so che fine avrei fatto».
Liberatosi dalla morsa dell’animale, Metlicovec, ferito ad entrambe le gambe ed al braccio sinistro, aveva una sola via d’uscita. «Mi sono gettato nel dirupo sotto, sono finito addosso ad alcune piante. Quell’orso non l’ho più visto perché ha seguito il cane» racconta.
Poi aggiunge: «In quei momenti non pensi a niente, solo a salvare la pelle. C’è qualcosa dentro di noi che viene fuori. Avevo con me un bastone, ma l’orso era troppo vicino perché potessi utilizzarlo. In tasca avevo anche lo spray urticante, ma non ce l’ho fatta ad afferrarlo. Intanto l’animale faceva di tutto: sbuffava, faceva versi, sbavava dalla bocca. Era molto cattivo. Con le zampe mi ha strappato la camicia ed i pantaloni, riducendoli a brandelli. Ma se sono qui a raccontare la storia, vuol dire che è andata bene».
Si è salvato dall’aggressione ruzzolando per una decina di metri. Le ferite che gli sono state medicate in ospedale, sabato sera, non sono tuttavia dovute alla caduta: su entrambe le gambe c’erano i segni dei morsi, mentre sul braccio le fauci sono arrivate fino alla carne; nella parte bassa della schiena si notavano pure i segni degli artigli. «Un disastro, ero tutto pieno di sangue. Mi hanno operato due volte, l’ultimo intervento è durato un’ora e mezza. Ora non riesco a muovere il polso».
Metlicovec non ha dubbi. «Quell’orso voleva uccidermi. Anzi, credo proprio sia stata un’orsa perché aveva il pelo chiaro - evidenzia. - Voleva farmi del male, perché io non ho fatto nulla di strano per attirare la sua attenzione: camminavo lungo il sentiero in cui passano i trattori ed avevo il cane al guinzaglio. È stato l’orso ad arrivare alle mie spalle».
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