Nuovi poveri in Trentino: i numeri Sono già 270 le domande di aiuto
In poco più di 4 mesi, da maggio a oggi, in Trentino sono già state presentate 270 domande per il Sia, il Sostegno per l’inclusione attiva, una sorta di reddito di garanzia varato dal governo Gentiloni con l’inizio della primavera scorsa.
Per la nostra Provincia si tratta di un numero elevato di domande, pari a due al giorno che, proiettate sull’anno, potrebbero quindi arrivare attorno alle 8-900.
Elevato per il fatto che, in Trentino, il sistema principale di sostegno alle persone a rischio povertà è fondato sul reddito di garanzia, per il quale la Provincia stanzia in media 18 milioni di euro l’anno.
Il Sia, che ha criteri più stretti per l’accesso al sostegno e prevede delle incompatibilità, ad esempio, tra alcuni tipi di reddito e l’assegno da erogare, in Trentino prevede che siano i Comuni, in particolare, a raccogliere le richieste da inviare poi all’Inps.
Agli stessi Comuni la norma nazionale chiede di verificare l’attuazione dei progetti con i quali coloro che ottengono il sostegno all’inclusione si attivano per cercare di rientrare nella società in maniera attiva.
Il Sia è diventato legge a fine aprile, il 30, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del provvedimento. Dal primo maggio a ieri, in 135 giorni, sono arrivate 270 domande, pari a due al giorno, e di queste l’Inps ne ha accolte finora 70. Per il solo Trentino il governo ha stanziato 4 milioni e 219.00 euro, mentre a livello nazionale la cifra è pari a 1,6 miliardi di euro.
Il Sia, ricordiamo, è una misura di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico alle famiglie in condizione di povertà nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure sia presente un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata.
Per godere del beneficio, il nucleo familiare del richiedente deve aderire ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa sostenuto da una rete integrata di interventi, individuati dai servizi sociali dei Comuni, in rete con gli altri servizi del territorio (centri per l’impiego, servizi sanitari, le scuole) e con i soggetti del terzo settore, le parti sociali e tutta la comunità.
Il progetto viene costruito insieme al nucleo familiare sulla base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni e coinvolge tutti i componenti, instaurando un patto tra servizi e famiglie che implica una reciproca assunzione di responsabilità e di impegni.
Le attività possono riguardare i contatti con i servizi, la ricerca attiva di lavoro, l’adesione a progetti di formazione, la frequenza e l’impegno scolastico.
L’obiettivo è aiutare le famiglie a superare la condizione di povertà e riconquistare gradualmente l’autonomia. Il beneficio mensile, sulla base alla numerosità del nucleo familiare, ammonta a 80 euro per un membro, 160 per due componenti, 240 euro per tre, 320 per 4 e 400 per 5 o più componenti. Chi ottiene il Sia, per il quale l’Isee deve essere sotto i 3.000 euro, può comunque accedere al reddito di garanzia. Che arriva a un massimo di 950 euro al mese per 12 mesi rinnovabili.