Legge elettorale, sì del Senato Sì anche al quinto voto
L'Aula del Senato dice sì anche a questo quinto voto di fiducia chiesto dal governo alla riforma della legge elettorale. I voti a favore sono stati 145, quelli contrari 17. Nessun astenuto. I presenti sono stati 172, i votanti 162. Passa così l'articolo 6 del «Rosatellum». L'articolo 5 era stato approvato con voto elettronico senza ricorrere alla fiducia.
Palazzo Madama aveva in precedenza dato il via libera anche ai primi quattro voti di fiducia chiesti dal governo al «Rosatellum». Nella quarta votazione i voti a favore sono stati 150, 60 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 210.
Intanto Beppe Grillo è arrivato in piazza della Rotonda dove il M5s manifesta contro la legge elettorale. «Abbassate le bandiere, qui stiamo facendo una battaglia per tutto il popolo italiano».
Al terzo voto di fiducia i sì sono stati 148, 61 i no. Nessun astenuto. I presenti sono stati 217, i votanti 209.
Il sì al secondo voto di fiducia è arrivato con 151 sì, 61 no, nessun astenuto. I presenti sono stati 220, i votanti 212. La prima fiducia era passata con 150 sì, 61 no e nessun astenuto. I presenti sono stati 219 e i votanti 211. Ok dunque al'l'articolo 1 della riforma elettorale.
Domani sono previste le dichiarazioni di voto sul «Rosatellum». E ci sarà il voto finale elettronico del provvedimento. Poi verrà convocata la Conferenza dei capigruppo per decidere il calendario della finanziaria. Ed è previsto il voto in Aula del calendario.
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Nel corso del suo intervento in Aula, l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato «singolare e sommamente improprio il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse l'intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti. Ma si può far valere l'indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento - si chiede Napolitano - fino a comprimerne drasticamente ruolo e diritti sia dell'istituzione sia dei singoli deputati e senatori?
L'interrogativo - prosegue - è sorto nelle ultime settimane con la posizione di fiducia su parti sostanziali del testo prima che si aprisse in aula alla Camera il confronto sugli emendamenti all'art.1. Il dilemma non è - per Napolitano - fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, un'obiezione di incostituzionalità della fiducia. C'è però stato, nell'esperienza italiana, ricorso alla fiducia in occasioni e modalità molto diverse tra loro. Quali forzature può implicare e produrre il ricorso a una fiducia che sancisca la totale inemendabilità di una proposta di legge estremamente impegnativa e delicata? Mi pronuncio, con tutte le problematicità e le riserve che ho motivato, per la fiducia al governo Gentiloni, per salvaguardare il valore della stabilità, per consentire, anche in questo scorcio di legislatura, continuità dell'azione per le riforme».