Un boom di richieste per l'assegno unico
È subito boom nelle richieste per accedere all’assegno unico predisposto dalla Provincia. In un mese, infatti, le domande per beneficiare del nuovo strumento sono state circa 20 mila.
I dati sono emersi ieri nel corso del convegno dedicato a «Le misure di contrasto alla povertà» promosso da Trentino School of Management LaRes (Laboratorio relazioni di lavoro e sindacali), nell’ambito del quale Roberto Pallanch, del Servizio politiche sociali della Provincia, ha indicato anche le caratteristiche del nuovo assegno unico provinciale.
Pallanch ha ricordato che i potenziali beneficiari sono 40mila nuclei in tutto e che per il 2018 la Provincia ha previsto risorse complessive per 76 milioni di euro.
L’assegno unico comprende in un solo strumento il reddito di garanzia (con una soglia Icef accresciuta a 0,16), le misure a sostegno della famiglia (soglia Icef fino a 0,30) e per il mantenimento delle persone con invalidità.
La scommessa adesso è riuscire ad intercettare le condizioni di grave emarginazione e quelle a rischio vulnerabilità. Una sollecitazione condivisa anche dal segretario generale della Cgil trentina a margine del convegno.
«Siamo soddisfatti per come è stato articolato il nuovo assegno unico - ha detto Franco Ianeselli - che qualifica ancora il nostro sistema di welfare. Il percorso non è comunque ancora concluso. Siamo convinti che questa misura si possa ulteriormente affinare sia sul piano dell’inclusione sociale per i soggetti a rischio marginalità sia a sostegno dei nuclei familiari che pur potendo contare su un reddito da lavoro rischiano di scivolare in situazioni di vulnerabilità. Uno sforzo in più si potrà fare anche per le famiglie con figli. L’informazione e la diffusione della conoscenza di questi strumenti gioca un ruolo importante. Noi siamo impegnati anche su questo fronte con tutte le sedi del patronato sul territorio».
Al centro del convegno, come detto, le misure di contrasto alla povertà. In questo quadro l’assegno unico provinciale rappresenta già una svolta importante. Tenendo conto che il significato e l’attribuzione stessa del termine «povero» è cambiata.
«In Italia abbiamo vissuto una crisi importante, che ha ridotto cinque milioni di persone alla povertà assoluta. Tutto questo ha portato ad un cambiamento vero e proprio alla concezione di povertà - ha sottolineato Cristiano Gori, professore associato di Sociologia all’Università degli Studi di Trento e coordinatore scientifico di “Alleanza contro la povertà”».
«Ora - ha poi sottolineato - la povertà taglia trasversalmente tutta la popolazione, coinvolgendo altri segmenti sociali oltre a disoccupati e famiglie con tre o più figli. Al momento, anche coloro che sono occupati ed hanno un solo figlio possono rientrare in questa categoria. Il messaggio principale può essere dunque riassunto nel fatto che la povertà riguarda tutta la società. Una situazione alla quale è necessario trovare risposte quanto prima».
Secondo i dati Ispat del 2015 erano ben il 15,8% i trentini a rischio povertà, dei quali il 5,1% in situazioni gravi. Un dato minore rispetto al 28,7% di poveri a livello nazionale, ma ugualmente preoccupante. Per questo, dal 1 gennaio 2018, in Trentino troverà effettiva applicazione l’assegno unico (nell’ambito del reddito di garanzia). A livello nazionale invece, tra la fine di agosto e quella di ottobre il foverno ha adottato il Rei (reddito di inclusione sociale), composto da un assegno mensile con importo variabile e da un progetto di reinserimento sociale e lavorativo.
«L’esperienza maturata negli anni ci ha permesso di dar vita ad un nuovo strumento, ovvero l’assegno unico provinciale - spiega Ileana Olivo, dirigente del Servizio politiche sociali - Esso rappresenta la sintesi di tutti gli interventi previsti nella nostra provincia».