A Trento più zone a 30 km orari Se le ciclabili sono marciapiedi allargati
C’è l’impegno dell’amministrazione comunale, rappresentata dall’assessore Paolo Biasioli, ad implementare le zone con limite di 30 km all’ora per le autovetture, in modo da favorire al pedonalità e ciclabilità dei percorsi.
Un limite di velocità soprattutto nei pressi degli attraversamenti ciclo-pedonali, dove spesso gli automobilisti non rinunciano a premere sull’acceleratore. E c’è anche, concretissimo, l’impegno, annunciato dall’ingegner Laura Cattani, responsabile dell’ufficio mobilità del Comune di Trento, ad installare 350 nuove rastrelliere, di ultima generazione, di quelle che permettono anche di legare in sicurezza il telaio della bicicletta.
Sarà fatto a partire dalle scuole. «Sono impegni concreti, che ci danno soddisfazione» dice Massimo Pegoretti, del gruppo Trentoinbici, dopo l’incontro avuto con Biasoli, Cattani e l’ingegner Tiziano Bonella, dirigente del Servizio mobilità del Comune.
Si è trattato di fare il punto sull’attuazione della mozione a favore della mobilità ciclistica (primo firmatario Michele Brugnara del Pd-Psi, che fa parte di Trentoinbici e ha partecipato alla riunione), approvata il 24 gennaio 2017. Un documento che mette in elenco una quarantina di misure, sia strategiche che operative, da adottare entro il 2020, che renderebbero ancora di più Trento città amica delle biciclette.
Trentoinbici ha avuto la conferma che il 15 aprile, alla chiusura della Smart city week, ci sarà la giornata evento della domenica senza auto.
Le priorità, su cui l’amministrazione comunale è stata sollecitata ad intervenire già nel 2018, sono molto concrete. Ad esempio, per le infrastrutture, tre nuovi tratti di ciclabile: a Trento nord in via Brennero, dalla rotatoria Caduti di Nassirya a via Franceschini; a Trento centro, tra via Giusti e via Madruzzo, per collegare il Muse; a Trento sud, una nuova pista in via Jedin per facilitare l’accesso da Maso Smalz alla ciclabile dell’Adige.
Per ciascuno di questi tratti, ci sono però elementi di criticità che assessore e tecnici hanno evidenziato: le aree inquinate a Trento nord, la difficoltà a sacrificare i parcheggi in via Madruzzo, il passaggio su un’area privata a Trento sud.
C’è però l’impegno a valutarne più in dettaglio la fattibilità. Prioritari, per Trentoinbici, sono anche i cicloparcheggi: a Trento centro, un secondo cicloparcheggio con officina in piazza Dante, per favorire l’interscambio modale con il trasporto pubblico locale (bus e treni); a Trento sud, un cicloparcheggio in via Monte Baldo o presso il «Marinaio»; a Trento ovest, uno presso l’area ex Italcementi.
«Bisogna - spiega Pegoretti - aumentare in maniera diffusa la possibilità di parcheggiare in città, in sicurezza. Oggi, chi arriva in bici va alla caccia del palo della luce per legarci il telaio. E la logica dev’essere quella dell’intermodalità. Meglio, da questo punto di vista, il cicloparcheggio di piazzale Zuffo che quello della Saluga. In piazza Dante, oggi, c’è un ammasso disordinato di bici».
Il Comune, in accordo con la Provincia, grazie al cofinanziamento del Ministero dell’ambiente (1,665 milioni di cui 600 mila a carico della Provincia) ha in progetto 16 nuove postazioni per il bike sharing, per favorire nuove modalità di spostamento casa-lavoro-scuola.
Sul punto, la visione di Trentoinbici è chiara: va bene il bike sharing, ma si dovrebbe investire di più sulle infrastrutture. Quanto avviene nel Nord Europa dovrebbe insegnare: «Come fanno a Copenaghen» esemplifica Pegoretti «la ciclabilità non si aumenta con gli slogan e gli inviti a usare un mezzo ecologico, ma aumentando le infrastrutture, adeguate e di qualità. Trento ha un buon numero di piste ciclabili, e ciò va riconosciuto. Ma sono in buona parte marciapiedi allargati, dove la convivenza tra ciclisti e pedoni pone seri problemi di sicurezza. Il Comune deve tenerne conto».