Bitcoin, tre casi di genitori che bloccano i figli Chiesto aiuto per fermare gli investimenti
I Bitcoin e le criptovalute «contagiano» anche i minorenni trentini. Alcuni casi sono stati segnalati da genitori al Centro per la tutela dei consumatori e utenti di Trento (Crtcu). «Oltre a molte persone che, timidamente, chiedono informazioni sul fenomeno - spiega il direttore Carlo Biasior (in foto) - abbiamo avuto la visita anche di genitori con i figli che hanno investito. E che ci hanno chiesto di dissuadere i ragazzi, in alcuni casi minorenni, dall’effettuare investimenti in un comparto che non ha ancora regole chiare e che soprattutto è molto volatile, ovvero ha dei rischi molto alti perché le valutazioni cambiano repentinamente e rischiano di azzerare il patrimonio che si impiega».
Biasior chiarisce come «l’aspetto più critico di questa faccenda è proprio il fatto che non esiste alcuna regola che definisca e dia stabilità alle criptovalute. Come metodo di pagamento non potrà mai essere usato perché, a mio parere, non puoi versare uno stipendio in una valuta il cui valore è instabile e imprevedibile».
Si tratta poi «di un gioco senza paracadute» anche se negli ultimi mesi si sono succedute una serie di misure che stanno cercando, in Italia, come nel resto del mondo di inquadrare il fenomeno. A partire da quelle prese dall’Agenzia delle Entrate che «ha assimilato l’investimento in criptovalute ai prodotti di investimento. E lo stesso stanno facendo alcuni tribunali che così hanno dato maggiori tutele agli investitori» continua Biasior.
Intanto, anche negli Usa ieri le massime autorità di controllo del fenomeno, ovvero la Sec (Consob americana) e la Commodity Commission hanno acceso un faro sul fenomeno.
Le autorità finanziarie potrebbero aver bisogno di una maggiore autorità sulle criptovalute. E dovrebbero coordinarsi sul Bitcoin e le sue sorelle, ha affermato ad esempio il presidente della Sec, Jay Clayton, in un’audizione in Congresso. Gli ha fatto eco il presidente della Commodity e Futures Trading Commission, Christopher Giancarlo, secondo il quale le attuali modalità di supervisione spezzettate non sono sufficienti: le criptovalute richiedono un approccio nuovo da parte delle autorità.
Il Bitcoin ieri poi ha sperimentato una ulteriore caduta libera. La criptovaluta è crollata sotto i 6.000 dollari sui timori di regole più stringenti, bruciando 500 miliardi di dollari di capitalizzazione dagli inizi di gennaio. «Preoccupa che sia usato come un investimento» afferma Steve Mnuchin, il segretario al Tesoro americano, aprendo la strada a nuove norme sulle valute digitali per mettere al riparo i risparmiatori da possibili truffe.
Il tonfo che rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza dei ‘miner’, coloro che creano i Bitcoin risolvendo complicati calcoli necessari per validare le transazioni tramite potenti supercomputer che richiedono un enorme ammontare di corrente elettrica. E senza miner a rischio, secondo alcuni, è il mercato delle criptovalute stesso: con il Bitcoin a 6.000 dollari per più di due settimane solo i miner che hanno accesso a elettricità a basso prezzo, sui 6 centesimi a kilowatt per ora, potranno sopravvivere.