Filarmonica e bar: è guerra Decibel pop vs musica classica
AGGIORNAMENTO: Nel pomeriggio, la decisione del Comune di Trento per risolvere la vertenza: è stata revocata l’autorizzazione alla musica di sottofondo (che copriva la fascia oraria 18 – 23) ad uno dei bar vicini all’edificio della Filarmonica, segnalato più volte per le emissioni sonore.
«In passato - spiega il comune in una nota - con il buon senso si era sempre riusciti a trovare un compromesso tra le rispettive esigenze – entrambe rispettabili – di fruizione attenta dei concerti e di divertimento nei bar della strada, semplicemente consegnando agli esercenti il calendario della stagione concertistica e chiedendo loro di porre particolare attenzione nelle serate in cui si svolgeva un concerto.
Spiace che in questa stagione – nonostante gli interventi ed i solleciti della Polizia locale – si sia dovuti arrivare alla misura più drastica che verrà fatta rispettare con rigorosi controlli in futuro».
Battaglia all’ultimo decibel in via Verdi, a due passi dal Duomo. Da tempo la Società Filarmonica, che organizza una stagione di livello e riesce ad attrarre in città anche interpreti di rango internazionale grazie anche alla qualità dell’acustica della sala concerti, lamenta il problema dell’«inquinamento» proveniente dagli amplificatori dei pubblici esercizi che si affacciano sulla strada.
La vicinanza con le sedi universitarie favorisce la presenza di clientela giovane che gli esercenti dei bar della zona attirano con ampi plateatici e musica pop sparata ad alzo zero. Il problema è che troppo spesso il rullar di tamburi o l’assolo di chitarra elettrica, magari sommato alle risate e il vociare tra i tavolini sulla strada, va ad intrecciarsi con una delicata sonata per violino o pianoforte al primo piano, rovinando inevitabilmente l’esecuzione dal vivo.
Dopo aver provato per mesi a risolvere il problema con il dialogo i vertici della Società Filarmonica hanno ora deciso di coinvolgere sostenitori e appassionati e lanciare un appello alla politica affinché se ne faccia carico. Da ieri pomeriggio sulla home page del sito dello storico sodalizio musicale è comparso un «appello per la difesa della musica».
Il tono è garbato ma fermo: «Noi che abbiamo a cuore il rispetto della musica, il silenzio che deve accompagnarla per consentirne l’ascolto e il lavoro degli artisti che la eseguono dal vivo - vi si legge - chiediamo alla giunta comunale di Trento e a chi di dovere di assumere provvedimenti necessari per limitare, nelle poche ore annue dedicate alla stagione concertistica, la diffusione di “colonne sonore” amplificate a fini commerciali e l’organizzazione di ritrovi all’aperto, pienamente legittimi come espressione della libera impresa ma non accettabili quando inquinano il paesaggio sonoro della città nelle ore dedicate alla musica non amplificata, e quando rendono impossibile un dignitoso ascolto dei concerti dal vivo nella più antica e importante sala concerti della città».
Il problema del rumore proveniente dall’esterno si è accentuato da qualche anno, da quando al posto della cartoleria che stava nell’edificio di fronte alla sala concerti della Filarmonica è stato aperto un altro bar, che ha alimentato la concorrenza con quelli esistenti organizzando happy hour e alzando i decibel della musica. «Abbiamo chiesto - spiega Lorenzo Arnoldi, presidente della Società Filarmonica - se era possibile evitare queste manifestazioni in coincidenza con la ventina di concerti che facciamo durante l’anno, un paio d’ore o poco più tra le 20.30 e le 23, ma il titolare ha risposto che quello è il suo lavoro e non intende rinunciarvi. Abbiamo scritto lettere al Comune che ha mandato i vigili per controllare i decibel, ma è chiaro che il metodo non funziona perché all’arrivo della pattuglia col fonometro la musica proveniente dagli amplificatori, rivolti verso le nostre finestre, si abbassa d’incanto».
Il fatto è che oltre a infastidire abbonati e appassionati queste intrusioni heavy metal finiscono per creare situazioni imbarazzanti con gli artisti ospiti, che spesso vengono a Trento proprio per la qualità dell’acustica della piccola sala di via Verdi. «La sala è un gioiello che molti ci hanno chiesto di usare anche come studio di registrazione, un’eccellenza da valorizzare ma non possiamo farlo» si rammarica Arnoldi. Che chiede al sindaco e alla giunta comunale di fare una scelta coraggiosa: «Metta sul piatto della bilancia 14 tavolini di un bar o un’attività culturale che il Comune stesso sovvenziona». Con 87.000 euro nel solo 2017.