Teatro gender disertato da alunni Rossi: «Rispettata scelta famiglie»
Sull’educazione di genere in Trentino scoppia la polemica tra il Coordinamento dei genitori democratici e la Provincia, con il governatore Ugo Rossi accusato di aver «messo in guardia» le scuole rispetto allo spettacolo Fa’afafine, il cui tour ha fatto tappa la la scorsa primavera a Trento. Quello spettacolo pluripremiato - che aveva ricevuto il patrocinio di Amnesty International- era stato contrastato dai movimenti anti-gender, come ha spiegato ieri il registra Giuliano Scarpinato nel corso di un convegno su «Diritti e doveri nelle scuole della Repubblica».
Il presidente della Provincia ha respinto le accuse: «Non c’è stato nessun boicottaggio. In materia di educazione di genere e di contrasto alle discriminazioni la Provincia ha rispettato l’autonomia scolastica ma soprattutto la libera scelta delle famiglie e si è mossa anche a seguito di specifiche iniziative del Consiglio provinciale». Nella circolare inviata da Rossi si affermava che lo spettacolo rappresentava un’attività integrativa, nonostante lo spettacolo si svolgesse «la mattina nell’orario della scuola dell’obbligo». «Ciò ha fatto sì che metà delle scuole che avevano aderito allo spettacolo Fa’afafine si tirassero indietro all’ultimo - rileva il referente del coordinamento, l’avvocato Alexander Schuster -. La percentuale esatta di chi si è chiamato fuori all’ultimo è pari a -51%, ovvero rispetto a 182 posti prenotati, solo 90 fra alunni e accompagnatori si sono presentati. Alcune scuole hanno quindi preferito non portare altre 92 persone allo spettacolo». Secondo il Coordinamento dei genitori democratici, dunque, dirigenti e docenti avrebbero «ceduto rispetto alla tesi per cui occorre il consenso dei genitori per attività curriculari che si svolgono negli orari della scuola dell’obbligo».
Quello dello spettacolo Fa’afafine è stato peraltro un caso unico. Altri eventi come il «Dinosauro detective» hanno infatti visto aumentare le adesioni. «Ci domandiamo come sia possibile che il presidente Rossi abbia leso la credibilità di un ente funzionale della stessa Provincia, quale è il Centro culturale Santa Chiara, mettendo in guardia le scuole che per questo (e non altri) spettacoli fosse necessario il consenso espresso. Ciò ha anche determinato un danno economico» afferma Schuster, che annuncia la propria intenzione di impugnare davanti ad un giudice le linee guida approvate dalla giunta Rossi, impegnata con uno specifico ordine del giorno approvato dal consiglio provinciale. A quelle linee guida devono attenersi le scuole trentine, a fronte di iniziative che tocchino temi come l’identità sessuale o di genere. Ecco dunque che a inizio 2017 il governatore aveva inviato ai dirigenti scolastici la circolare che aveva come oggetto «Progetti ed iniziative riguardanti l’educazione di genere» e forniva indicazioni per la programmazione e la gestione delle relazioni con le famiglie «in particolare riconoscendo, come previsto dall’ordine del giorno, il ruolo educativo della famiglia». La circolare invitava i dirigenti scolastici a dare alle famiglie una «preventiva e articolata» informazione sulle offerte formative. Sulla base di queste informazioni le famiglie avrebbero potuto in piena libertà decidere se aderire o meno ai progetti educativi proposti. Nel marzo 2017 la giunta provinciale aveva approvato invece le linee guida per il coinvolgimento delle famiglie in tema di «contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, identità sessuale o di genere».