Lite tra vicini, il rumore non può essere stalking
Era accusato di stalking nei confronti del vicino di casa. Rumori molesti nelle ore notturne, e-mail con profili inventati, dispetti di ogni tipo. Ma secondo il giudice, che ha verificato la copiosa documentazione, non c’erano i presupposti per procedere con l’accusa di atti persecutori. È così che un operaio quarantenne ha potuto, dopo anni, tirare un sospiro di sollievo: nessuna condanna per lui, solo un’oblazione (235 euro comprensivo del recupero spese di giustizia) per disturbo alla quiete pubblica. Reato dunque estinto.
Sullo sfondo della vicenda ci sono cattivi rapporti tra vicini di casa, in un paese della valle dei Laghi, che durano da anni con denunce incrociate e accuse che rendono la vita poco serena.
Il quarantenne era finito davanti al giudice a seguito di un ammonimento del questore per atti persecutori a cui si era aggiunta, qualche mese dopo, una denuncia per lo stesso tipo di reato presentata dallo stesso vicino.
L’uomo, difeso dagli avvocati Patrizia Galvagni e David Micheli, era finito in un’aula del tribunale proprio per un presunto aggravamento della sua condotta. Tuttavia, analizzato il caso, il giudice ha deciso che lo stalking non c’era.