«Ricatti del video porno», vittime anche in Trentino
Sono stati almeno sei anche in Trentino i casi denunciati alla polizia postale di tentativo di estorsione attraverso il cosiddetto «ricatto del video porno».
Ormai da settimane, in tutta Italia, sono già state centinaia le persone che si sono rivolte agli agenti segnalando di aver ricevuto minacce e ricatti attraverso la posta elettronica: «Se non ci paghi diffonderemo immagini che ti ritraggono mentre guardi video porno», è in buona sostanza il contenuto dei messaggi, nei quali i criminali che hanno messo in piedi questo artificio spiegano di aver avuto accesso al controllo della webcam, presente ormai già strutturalmente su tutti i pc portatili, o sulla camera frontale degli smartphone, quella per i selfie.
In questo modo - si spiega nei messaggi minatori - è stato possibile salvare immagini inequivocabili e compromettenti del titolare.
La richiesta dei malviventi è quella di effettuare un pagamento di Bitcoin, in modo da scongiurare la diffusione delle immagini «salvate» ai contatti email del destinatario.
Per rendere tutto più veritiero e dunque indurre le vittime a cedere, nei messaggi minatori, inviati quasi esclusivamente in lingua inglese, vengono poi indicate alcune password effettivamente utilizzate dai destinatari, non necessariamente per la navigazione su siti porno ma anche semplicemente su portali di acquisti on line.
I malviventi, inoltre, mettono sotto pressione le loro vittime dicendo loro che, dal ricevimento della mail, hanno solo un giorno di tempo per procedere al pagamento e, se ciò non avvererà, procederanno alla diffusione del filmato ai familiari della vittima, amici e parenti. Viceversa, così assicurano i truffatori, qualora verrà versato il riscatto, il video verrà cancellato immediatamente.
«Fino ad ora i casi che ci sono stati segnalati sono meno di una decina - spiegano dalla polizia postale e delle comunicazioni di Trento - ma la ridotta portata del fenomeno, a livello locale, non deve comunque far sottovalutare la questione. Quello messo in atto dai criminali che hanno architettato questo articolato tentativo di estorsione su larga scala è un piano basato su minacce non veritiere, ma a monte vi è una effettiva violazione relativa ai dati personali dei navigatori. Questi gruppi criminali, infatti, riescono a impadronirsi delle password utilizzate dagli utenti di vari portali ad esempio recuperandole da gruppi di hacker impegnati nel violare le banche dati di siti commerciali e rubando in tal modo le credenziali di chi si è registrato».
Una serie di denunce analoghe è stata presentata in questi giorni anche agli uffici della polizia postale di Bolzano: il fenomeno è diffuso in tutta Italia e non solo, con il centro operativo di Roma della polizia postale impegnato in questi giorni ad individuare non solo i responsabili di queste truffe su larga scala, ma anche il canale attraverso cui vengono carpite e fatte circolare le password utilizzate per le tentate estorsioni.
Ovviamente la raccomandazione degli agenti è quella di non cedere al ricatto, non versare alcuna somma e rivolgersi subito alle forze dell’ordine per segnalare l’accaduto.